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Diminuzione del tasso di crescita della domanda turistica in Sardegna


Nell’ultimo trentennio è costantemente diminuito il tasso di crescita sia degli arrivi che dei soggiorni turistici, processo in linea con le tendenze internazionali del mercato delle vacanze. I primi segnali di cedimento risalgono agli anni ’70 in corrispondenza delle crisi petrolifere e delle correlate recessioni economiche. Dalla fine degli anni ’80 inizia un periodo negativo che si protrae fino ai primi anni ’90, quando diversi eventi di carattere esogeno risultano determinanti nelle flessioni negative della domanda (in primis, le tensioni di carattere politico internazionale che determinano uno shock del settore comune a tutte le aree del mediterraneo, secondo l’instabilità degli assetti istituzionali e la recessione economica nazionale): a Cagliari e a Sassari si ha un crollo nelle presenze pari al 21%. La crisi del biennio ‘92/’93 si spiega con elementi connessi all’industria turistica sarda: un peggioramento del rapporto qualità – prezzo dei servizi turistico alberghieri avrebbe inciso sul livello di competitività in confronto con le nuove mete turistiche mediterranee. I tassi di crescita della domanda regionale farebbero pensare al raggiungimento di una soglia di maturità del prodotto isolano (secondo il ciclo di vita del prodotto), ma nel 1994 si assiste a un’inversione di tendenza nella crescita dei flussi: la domanda turistica è condizionata da fattori di natura esogena, come eventi politici, economici e ambientali; gli elementi di carattere congiunturale sono sempre stati determinanti nella polarizzazione dei flussi anche se non deve essere trascurato il miglioramento della qualità del comparto. Il trend positivo dell’ultimo quinquennio viene esclusivamente governato dal comparto alberghiero, i soggiorni spesi nei campeggi e nei villaggi turistici sono stati stabili per molto tempo, mentre ora sono in evidente contrazione.

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