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Modelli organizzativi di riferimento: la dimensione operativa dell'Urp


Le strutture degli Urp sanitari si possono differenziare e connotare secondo alcuni fattori quali: la zona geografica, il tipo di azienda, il tipo di utenza, il tipo di personale impiegato e la tecnologia a disposizione.
Gli Urp sono oggi portati a lavorare sempre più intensamente con enti diversi, secondo una logica di inter-operatività introdotta nel 1995 con i progetti “sportelli polifunzionali”.
Dalle indagini svolte dai vari Urp possiamo rintracciare 3 modelli organizzativi di riferimento:
1.    l'urp come sportello polifunzionale;
2.    l'urp “241” inteso come sportello impostato prevalentemente sulle funzioni di accesso, in particolare alla documentazione amministrativa;
3.    l'urp come “luogo delle opportunità”, che promuove l'accesso ai servizi, produce informazione rilevante, utilizza diversi canali e strumenti per raggiungere sinergie con altri soggetti.
Rispetto ai 3 modelli, le aree di integrazione le possiamo ricondurre a una dimensione interna e una esterna: la prima è incentrata sulla razionalizzazione e semplificazione dei flussi informativi; la seconda relativa all'articolazione dei punti di accesso e alla distribuzione di informazioni sul territorio.
Nato come acceleratore dei processi legati alla l. 241/90, L'URP, sia per disposizione di legge, sia per esigenze organizzative, ha modificato radicalmente la sua attività con risultati di apertura dell'azienda al  mondo esterno. Oggi l'urp rappresenta un “nodo intelligente” dell'azienda in qunato capace di leggere e veicolare ciò che avviene dentro e fuori l'organizzazione.

Tratto da VALUTARE LA QUALITÀ IN SANITÀ di Angela Tiano
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