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Nascita dello stato laico: contributo luterano


Un'opinione diffusa porta a ritenere la concezione luterana dello stato ed in genere protestante come assai più democratica rispetto alla concezione cattolica.  L'approfondimento del pensiero di Lutero conduce a conclusioni opposte. Sono 4 i contributi del pensiero luterano alla formazione dello stato assoluto come stato forte: la posizione dello stato come supremo garante dell'ordine, la mancanza di limiti al potere sovrano, la netta separazione tra principe e popolo, la chiesa come semplice organizzazione sottoposta allo stato.
La visione luterana della necessità per il principe di respingere ogni pietà nella repressione dei disordini e delle ribellioni (Macchiavelli) deriva dal pessimismo teologico intorno alla natura umana.
Lutero contrappone alla  visone rinascimentale dell'uomo misura dell'universo, l'uomo decaduto, corrotto dal peccato, che può salvarsi esclusivamente con l'intima adesione al Cristo. Egli contesta la dottrina del libero arbitrio per la quale l'uomo con la sua libertà può scegliere se seguire o no la legge naturale con la conseguenza che, se sceglie di seguirla, la grazia di Cristo conferisce alla sua libertà natura salvifica. ad essa giustappone il servo arbitrio. IN definitiva rifiuta l'umanesimo gia rinascimentale. Al sola gratia egli contrappone il sola fide per dire che l'uomo, ferito dal peccato originale può redimersi solo aderendo intimamente a Cristo. Le opere della legge naturale per lui sono buone non in sè ma in quanto compiute in obbedienza a Dio che ci ha salvati. Al De servo arbitrio Lutero risponde Erasmo da Rotterdam con l'opera De libero arbitrio nella quale viene rivendicata la dignità dell'uomo e la sua libertà.
NI Lutero non si tratta solo di limitarsi a opporre filosoficamente il servo arbitrio al servo arbitrio ma anche di separare il mondo esteriore e interiore. Il primo è dominato dalla selvaggia rissa della malvagità umana ed è sottoposto alla necessitas; il secondo è dominato dalla libertà cristiana conseguente alla fiducialis desperatio, al disperare cioè di sè, che porta il cristiano a rifugiarsi nel cristo per poter trovare la liberazione interiore. Alla dottrina dei due poteri, propria della concezione canonistica, Lutero contrappone la dottrina dei due regni, entrambi governati da Dio ed ognuno dei quali garantisce a modo proprio la salvezza.

Il primo contributo è il concetto di stato forte, garante con la spada della pace sociale. Il secondo contributo è la mancanza di limiti all'azione del principe. Il mondo esteriore, pervaso dal male coincide per Lutero con il mondo della politica. E' il regno della mano sinistra, governato da un diritto (dello stato) che non è fondato sulla caritas ma sul potere. Rivolto all'homo exterior nel quale trionfa la necessitas imposta dal male. Chi lo guida può anche usare la forza e la violenza purchè garantisca la tranquillità esteriore necessaria al cristiano per potersi dedicare tutto e solo alla sua vita interiore. Il regno della mano destra è il regno interiore solo spirituale. In esso sta il cristiano credente ed  è guidato dalla lex caritatis indirizzata all'homo interior, percettibile solo con la fede e che esige continua conversione interiore. Nello stato luterano il passo è breve per arrivare allo stato assoluto. Da Lutero sono poste le basi della concezione dello stato come unico strumento di garanzia di una vita ordinata e pacifica. Ma anche a costo di usare la violenza. Sono poste le basi per lasciare all'azione dello stato il totale dominio sulla religione da esso scelta. Sono poste le basi per considerare il principe sciolto da qualunque vincolo morale.
tra i motivi che spingono Lutero a considerare persino doverosa la forza brutale è la netta separazione tra il principe e il popolo da lui governato visto come agglomerato di tutti i mali dell'umanità decaduta in conseguenza del peccato. E' questo il terzo contributo luterano alla formazione dell'assolutismo
La contestazione più forte è contro la chiesa universale cioè il papato. certamente alla vigilia della riforma gli abusi del papato sono tali da determinare un vero e proprio processo di decomposizione. Proprio sotto il pontificato di Leone X Lutero da avvio alla riforma.

Molte ragioni sono alla base della contestazione di Lutero e della richiesta di rigore. Ma anzichè rimanere all'interno della chiese esercitando ogni doverosa critica e stimolando a una purificazione, Lutero rompe a Roma con le 95 tesi sulle indulgenza del 1517 e con la provocatoria definizione del diritto canonico come opus satanae sottolineata dal gesto di bruciare in pubblica piazza le Decretali. soprattutto rompe con la dottrina del libero arbitrio. le sue legittime critiche intorno alle deviazioni del costume ecclesiastico finiscono con lo svalutare il ruolo della chiesa esteriore e con il sottometterla al Principe devastando un pilastro del sistema precedente: l'autonomia e sovranità della chiesa cattolica. La chiesa, diventando un semplice apparato organizzativo dello stato si lega inevitabilmente ad esso. se vera chiesa per Lutero è solo quella interiore, cioè l'unione spirituale delle anime credenti in Cristo, la chiesa esteriore si identifica con quel poco di apparato che serve per le funzioni religiose necessarie per l'esercizio del culto e per la predicazione della vera dottrina. essa è retta da norme di diritto umano con riferimento solo all'uomo esteriore.
Nel 1525 Lutero fa appello ai principi perchè provvedano all'organizzazione giuridica delle chiese protestanti ricordando che i credenti sono tenuti a sottomettersi al potere del principe anche quando egli faccia uso violento del potere in dispregio ad elementari principi di equità. Nascono così le chiese di stato dipendenti dal sovrano che ne è anche il capo.
Alla riforma luterana risponde la riforma cattolica (controriforma) con la convocazione del concilio di Trento (1545-1563). La chiesa, rinnovata e rafforzata internamente, dopo il concilio riconquista parte del terreno perso: ma il prezzo da pagare è l'alleanza con l'assolutismo confessionale.

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