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Completata la difficile riconquista della Libia e ultimata la riorganizzazione delle colonia del Corno, il fascismo decise che era giunto il tempo di puntare finalmente all’Etiopia, o Abissinia, vendicando l’umiliazione di Adua di 40 anni prima.
Nel 1934, cogliendo a pretesto alcuni incidenti di frontiera l’Italia si preparò ad invadere l’Etiopia, mentre il negus Haile Selassie attendeva invano che la Società delle Nazioni si attivasse seriamente per difendere la sovranità del suo paese. Cosa che ovviamente non avvenne, anzi, le sanzioni che furono imposte all’Italia si rilevarono di scarsa entità, basti considerare che non comprendevano nemmeno il petrolio. La questione etiope mise in luce sia le ipocrisie, sia la precarietà della situazione internazionale del momento.
Così, mentre Mussolini raddoppiava la dose sulle democrazie plutocratiche di Francia e g.b. che congiuravano contro la piccola Italia imponendogli di costituirsi un dominio in Africa orientale quando loro possedevano imperi coloniali estesi a tutti i continenti, due contingenti italiani, uno agli ordini di Badoglio e uno a quelli di Graziani, entravano in Etiopia rispettivamente da Eritrea e Somalia italiana. L’esito della guerra era scontato: nonostante l’Etiopia fosse uno stato forte, anche dal punto di vista militare, non poteva competere con un corpo d’invasione forte di 400 mila uomini e sostenuto cor ardore dalla quasi totalità degli italiani; non dimentichiamo infatti che la popolarità del Duce toccherà l’apice proprio in occasione della guerra contro l’Abissinia.
Per piegare la fortissima resistenza etiope fu fatto ricorso anche alle armi chimiche e così, già a maggio le truppe italiane potevano entrare ad Adis Abeba; il 9 maggio 1936 il Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia proclamava Vittorio Emanuele III imperatore. Dopo la conquista l’Etiopia venne unita alla Somalia e all’Eritrea nell’Africa orientale italiana (aoi), con una popolazione complessiva di 12 milioni di abitanti ed una superficie di 1'725 mila chilometri quadrati. Il primo vicerè fu Badoglio, che chiese quasi subito di essere avvicendato; dopo di lui vennero nominati Graziani e infine il duca Amedeo d’Aosta.
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