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Riti arcaici e credenze folkloriche relative al 24 agosto

Al tempo degli antichi romani il 24 agosto era contrassegnato dallo svolgimento di particolari riti religiosi, infatti questa data costituiva un momento delicato del ciclo annuale in cui era vietato intraprendere qualsiasi iniziativa pubblica.  Si riteneva che il 24 agosto la città fosse invasa dai morti in quanto era il giorno in cui “Mundus patet”.
Con il termine Mundus si alludeva al mondo infero e la cui etimologia deriva dall’etrusco : luogo sotterraneo e tomba.
Il mundus rappresenta simbolicamente e concretamente il mondo dei mori e restava chiuso per gran parte dell’anno, veniva ritualmente aperto in 3 occasioni : 24 agosto, 5 ottobre e 8 novembre in cui veniva sollevato il lapis Manalis, una grossa pietra che ne ostruiva l’accesso.
Il 24 agosto era l’apertura del  Mundus, ossia la rottura coi confini tra il mondo umano e il  mondo dei morti.  Inoltre il lapis manalis veniva usato dai romani durante i riti pluviali, durante i periodi di siccità.
La rimozione dei Lapis Manalis era ritenuta in grado di favorire la comparsa della pioggia e non solo grazie ad una virtù particolare di questa pietra, ma in quanto la sua rimozione permetteva agli essere umani di entrare in comunicazione con i morti.
La pioggia essendo una delle caratteristiche climatiche della stagione autunnale e invernale, era vista dai romani una manifestazione delle divinità del gelido oltretomba.
Quindi il rito dell’apertura del Mundus, svolto ogni anno il 24 agosto era connesso con l’arrivo delle piogge e con il cambio di stagione.
Nelle valli alpine il giorno di San Bartolomeo coincide con il ritorno a valle dei pastori che erano saliti ai primi di luglio sugli alti pascoli.
Il 24 agosto è sempre stato caratterizzato dalle piogge e la regolarità di questo fenomeno atmosferico veniva interpretata  come la manifestazione di una specie di miracolo che si riproduceva ogni anno e che induceva a pensare all’esistenza di una dimensione altra regolatrice della vita della natura e dell’esistenza umana.
L’arrivo delle piogge poteva essere interpretato anche come una sorta di annuncio sacro della fine dell’estate.
Il 24 agosto, giorno di san Bartolomeo, manifesta il suo legame con il cambio di stagione e anche con l’elemento acquatico-pluviale.
A Bologna le chiese intitolate all’Apostolo si trovano in prossimità di corsi d’acqua. La localizzazione in prossimità di corsi d’acqua delle chiese intitolate a san Bartolomeo potrebbe essere casuale oppure avere un collegamento simbolico tra il culto di questo santo e le antiche pratiche devozionali legate all’acqua.
Esiste un collegamento tra san Bartolomeo e l’elemento acquatico-pluviale = tradizioni orali, pratiche devozionali e scelte urbanistiche.
Anche nelle’etimologia stessa del nome del santo traspare una rilevanza dell’elemento acquatico ?
Bar : figlio di.. significa figlio di chi sospende le acque.
Bartolomeo sembra essere figlio di un entità che detiene un certo potere sulle acque. Vi è un’ipotesi che il nome nel suo complesso significhi “ figlio delle acque della sommità” ovvero figlio della pioggia.
La qualità di confinati attribuita agli spiriti indica uno stato di isolamento, di prigionia e di costrizione forzata che potrebbe alludere alle condizioni di isolamento e separazione dai vivi in cui versano le anime ai defunti. Le anime dei morti, il 24 agosto, comunicano ai vivi che da quel momento in poi le cime della montagna sarebbero di loro proprietà.
Il lancio della porchetta è quindi incluso nel rituale arcaico relativo al 24 agosto assorbito poi nel culto di san Bartolomeo.
A Musiano, la festa di san Bartolomeo, oggi viene celebrata dal parroco solo con una messa, ma fino alla metà del secolo scorso era una celebrazione sentita dagli abitanti. I questa festa ci sono le tracce di un simbolismo tipico delle antiche feste pagane legate ai cicli stagionali.
Prima della grande guerra questa festa era vissuta come un evento importante  : la sera della vigilia, nelle campagne si accendevano i falò.
I fuochi più conosciuti sono quelli accesi nella notte di Natale e dell’Epifania, per la festa di san Giovanni e si san Giuseppe, queste date coincidono con il solstizio d’inverno, d0estate e l’arrivo della primavera.
La tradizione di accendere il falò poteva collegarsi con l’arcaico tentativo di prolungare magicamente , con il fuoco, l’azione solare nel momento in cui essa cominciava a declinare.
A Musiano i tradizionali festeggiamenti possono essere, oltre che segno di una normale festa patronale, anche il relitto dell’arcaica ritualità attuata in un momento di crisi cosmologico- stagionale.
Il giorno di san Bartolomeo sanciva anche l’inizio di un nuovo duro periodo di lavoro 0> la vendemmia, la raccolta dei frutti autunnali e l’aratura dei campi. E inoltre bisognava preparare la provvista di cibi per l’inverno.
Il 24 agosto le comunità agro-pastorali sentivano l’esigenza di riunirsi  celebrando una festa per prepararsi agli sforzi futuri e rafforzando la propria coesione. Per l’aratura e il trasporto delle merci occorrevano animali da tiro sani e robusti.
La festa di san Bartolomeo costituiva in passato una specie di soglia e una sorta di confine temporale che segnava la fine dell’estate e l’arrivo dell’autunno e anche l’apertura di un canale di comunicazione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
La festa bolognese della porchetta ha un nucleo nascosto legato agli arcaici riti ciclici del cambio di stagione.

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