Skip to content

L’amministrazione Eisenhower, la lotta al comunismo e il problema di Cuba


Nel 1950 Kennan, il funzionario del Dipartimento di Stato si recò in America Latina. Nel resoconto del viaggio osservava che nella regione le attività dei comunisti rappresentavano una minaccia seria per gli interessi americani. Disse che i rossi tentavano di introdurre un sistema politico ostile a quello americano. Invitava Washington ad una minore indulgenza verso la loro attività e minori scrupoli.
In America Latina le parole di Kennan furono utilizzate per giustificare ogni intervento statunitense.
Appena eletto Eisenhower decise di inviare in America latina suo Fratello Milton. Questi si espresse in modo simile a Kennan ma aggiunse il consiglio secondo cui il presidente avrebbe dovuto avviare una maggior collaborazione economica con la regione per ridurre il divario di ricchezza fra le realtà locali e colmare un gap che avrebbe potuto favorire l’ideologia comunista.
La risposta del presidente oscillò tra due estremi: l’invio di finanziamenti e aiuti militari a governi anche di tipo dittatoriale purchè anticomunisti, e l’intervento diretto come nel caso del Guatemala di Arbenz abbattuto grazie a una covert operation organizzata dalla Cia.
I punti di tale politica furono messi nero su bianco in un documento del National security Council del 1954. si apre con l’affermazione che gli USA si dovevano impegnare a rafforzare la sicurezza dell’emisfero occidentale con un sostegno alle nazioni latinoamericane per tenerle lontane da tutti quei fattori che avrebbero favorito al penetrazione comunista. Le modalità da seguire erano 2: lo sviluppo e l’incremento della stabilità economica e l’approfondimento delle relazioni militari. Nel documento si ribadivano anche le preoccupazioni di garantire alle imprese americane il pieno e incondizionato accesso alle materie prime locali. Poi si sottolineava l’importanza per Washington di stroncare sul nascere ogni svolta locale verso regimi nazionalisti considerati il primo passo per la penetrazione comunista.
Il personaggio politico sudamericano che più incarnava tutti questi elementi era il neopresidente guatemalteco Jacopo Arbenz.
Una soluzione simile a quella Guatemalteca fu escogitata anche per Cuba. Nel 1959 aveva preso potere un leader progressista ma non comunista Castro che era riuscito a spodestare il dittatore sostenuto dagli USA Batista. Eisenhower aveva sostenuto per anni la lotta del governo di Batista nei confronti dei guerriglieri castristi con aiuti militari.
Quando Castro conquistò l’Avana l’evento non fu accolto negativamente dall’opinione pubblica statunitense. L’atteggiamento americano mutò quando l’amministrazione Eisenhower seppe che tra i sostenitori di Castro c’era stata una infiltrazione comunista. L’eventualità che Cuba cadesse nelle mani dell’URSS convinse Washington a fare pressioni sul leader cubano perché tenesse lontano dal governo i rossi. Questi rispose nazionalizzando beni appartenenti a imprese statunitensi.
Nel 1960 Castro firmò con la Russia un accordo per l’acquisto di partite di zucchero e Cruscev salutò Castro come una nuova forza dell’America latina dichiarando morta la Dottrina Monroe. Gli USA risposero ponendo l’embargo totale sulle importazioni di zucchero da Cuba e organizzarono preparativi per la spedizione di esuli cubani contrari a Castro che sarebbe dovuta sbarcare sull’isola sostenuta dalla Cia.

Tratto da AMERICA LATINA E STATI UNITI di Filippo Amelotti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.