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L'interpretazione di Ermanno Raeli

L'interpretazione di Ermanno Raeli


Per ridisegnare questo percorso lo scrittore non si limita a giustappore la secona appendice, ma modifica anche il testo del romanzo nelle parti che fanno riferimento o alludono alla produzione poetica di Ermanno Raeli, ripercorrendo e integrando le scarse indicazioni date nel testo del 1889.
Alla prima fase attribuisce 5 o 6 liriche pubblicate inosservate su un paio di giornali; Encelado, ghirlandetta di sei sonetti sull'eruzione dell'Etna: Primo Canto, perifrasi del Ramayana, trovato stampato su un ingnoto giornale; infine versioni di poeti stranieri moderni, canti perduti e dispersi composti in tedesco o traduzioni di poeti italiani in lingua tedesca. Qui, al posto della citazione dei due versi di Baudelaire introduce nel testo medesimo del romanzo la traduzione integrale del componimento, Ecco il tempo è prossimo che sullo stelo vibrando, e ad essa fa precedere, a mo' di premessa, la traduzione di un sonetto di Sully – Proudhomme, Era un uomo assai mite, certo derivato dal fascino esercitato dalla poesia del poeta francese per la bellezza formale raggiunta e per lo studio di rendere artisticamente il pensiero scientifico e filosofico. Quale migliore premessa che una poesia dedicata a Spinoza, per Ermanno? Lui, avido lettore dell'Etica e filosofo egli stesso! E quale migliore premessa di Baudelaire per ribadire la predilezione per il poeta francese ed aprire le porte alla serie delle traduzioni rimandate in Appendice?
Qui lo scrittore adesso tenta di dare alla serie delle traduzioni una sistemazione approssimativa nel doppio senso, organica alla storia narrativa per un verso ed omogenea alle fonti di appartenenza per l'altro. La serie si apre con una serie di traduzioni da Baudelaire, ben cinque componimenti tradotti, che affiancano ed  integrano l'unico componimento inserito nel corpo del testo del romanzo. Sono tutti testi rivelatori di stati d'animo con i quali Ermanno era in perfetta sintonia. Si ribadiva così esplicitamente la sua stretta aderenza alle sue vicende sentimentali, e quelle poesie servivano proprio a ribadire la sua esaltazione poetica, difatti dice che non s'indugiò per far sua l'altrui poesia se non quando vi trovò espressi i suoi propri sentimenti. Componimenti dunque databili al confine tra il suo viaggio in Europa e la rottura con Stefania Woiwoski.
Dopo le traduzioni di Baudelaire si passa a quelle di Bourget che coprono l'arco che va dall'infelice rottura al rasserenamento precedente fino alla seconda vicenda d'amore, legata agli eventi precedenti con un espediente materiale: la bozza del sonetto modellato sul testo francese si trova unita col sonetto originale del Calice, che nell'edizione del 1889 apriva l'avventura con Maxette. Escluso l'arbitrario inserimento delle Litanie di Satana nel mezzo delle poesie di Bourget, la raccolta segue un ordine tematico, sulla base degli stati d'animo del personaggio, ora in preda al tormento, ora in preda al rasserenamento del rancore, ora alla nostalgia.
Così composto per ordinamento e riferimenti biografici il gruppo delle traduzioni da Bourget arrivava all'Appendice del 1923 da lontano: sette erano apparse tra i 1890 e il 1892, l'abbiamo visto; le altre, inedite, dovevano provenire dal cassetto segreto di De Roberto, contemporanee alle sette. L'espediente dell'apocrifia copriva a malapena, tra assenso e diniego, il pudore e la nostalgia dell'autore, resi ancora più fragili dall'età e dal compiacimento, così come emergono dalla tardiva ristrutturazione dell'Ermanno Raeli.
De Roberto nel 1923 era in piena corsa alla confessione e così pubblico anche delle sue rime originali, inserite come terzo gruppo. Precedute da una romanza, Trema nell'aria molle, di apparente incerta derivazione, seguono quattordici componimenti originali, tutti dichiaratamente ispirati dall'uno o dall'altro autore. Ma sono componimenti mal inseriti nell'economia dell'opera: non nati per quel fine, qualcuno sembra voler tradire una terza avventura amorosa, un altro una sospetta composizione di Ermanno in limine mortis.
Ci sono anche alcune dimenticanze in questo canzoniere apocrifo del 1923. mancano quattro componimenti già attribuitigli in una precedente occasione e due componimenti dei sei apparsi nel 1890 e nel 1892 non coperti dalla sigla apocrifa.
Dei primi si è già parlato: Raeli e i componimenti tornano nelle pagine dell'Estro e nell'apologo Un equazione morale; ma rimane da scoprire la sorte dei quattro componimenti fittiziamente recuperati nel 1898 in alcuni frammenti di giornale  e delle due traduzioni da Bourget escluse dal gruppo della prima traduzione.
Se la loro scomparsa va attribuita alla volontà di un disegno chiaro e unitario dell'autore del romanzo, è in esso che bisognerebbe rintracciare le ragioni delle esclusioni, ma questa è impresa difficile. Che i testi scartati non fossero adattabili al quadro che De Roberto veniva a costruire nel 1923? Non convenivano proprio alle fasi della storia di Ermanno? Eppure erano tutte facilmente databili. Non abbiamo risposta a ciò. Certo non lo fece per ragioni di resa poetica, considerata la auto indulgenza dello scrittore in materia, contraffatta appena dal pudico e tenue velo dell'apocrifia.


 

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