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Esempio di analisi di rischio ecologico

Analisi: Alla base dell’ERA sta un esame scientifico (ordinato, oggettivo, sperimentale, etc...) di un problema ambientale. Stima quantitativa dei diversi dati.
Rischio: Le procedure di ERA non forniscono soluzioni ed assiomi di carattere generale, ma indicazioni previsionali legate alla particolare situazione esaminata. Individuare il danno, quanto è grave o quanto può diventarlo; informazioni anche sulla situazione attuale del sito.
Ecologico: L’ERA si pone quale obiettivo la valutazione degli effetti sull’intero ecosistema e pertanto anche sulla struttura delle comunità animali e vegetali che lo popolano. Rischio a livello di comunità e di funzionalità dell’ecosistema (le diverse componenti hanno un ruolo specifico che non deve andare perduto).

L’ E.R.A. cerca di rispondere ad una serie di domande.

- Qual è la situazione a maggiore criticità → stabilire priorita’ di intervento
Tra siti da bonificare e soldi a disposizione c’è un ampio divario, dunque è importante rispondere a questa domanda per sfruttare adeguatamente i fondi disponibili.

- Quanto è necessario ridurre la concentrazione di inquinante affinchè non ci siano effetti negativi sull’ambiente e sulla popolazione → definire obiettivi di bonifica sito-specifici
Nel caso di idrocarburi cambia molto fermarsi a 10 mg/kg o scendere fino a 1 mg/kg in termini di sforzo finanziario; allora mi fermo quando la biodisponibilità è tale da non dare effetti negativi sull’ambiente e da evitare rischi genotossicologici.
Il sito specifico determina la composizione del suolo e di conseguenza la biodinamica.
Quali sono le destinazioni d’uso sulla base dei limiti di contaminazione del sito → indirizzare pianificazione territoriale e recupero ambientale

L’ERA è citato nella normativa dove si parla di rischio ambientale, in particolare dove si parla di danno ambientale; l’ Analisi del Rischio Ecologico serve per valutare gli effetti sulla biodiversità esternamente al sito inquinato e per verificare se una determinata situazione può dipendere da un precedente particolare uso del sito → definire responsabilità.
Inoltre può essere utilizzata per stabilire i limiti tabellari attraverso una procedura inversa, definendo cioè il rischio accettabile e derivando da esso la concentrazione ammissibile (es. effetti diossine su microrganismi e organismi del substarto per valutare la potenziale genotossicità nell’uomo)→ definire limiti di accettabilità.

Valori Limite (Concentrazioni Soglia di contaminazione)   fissi, stabiliti da legislazione specifica (DL 152/2006)
- Se [INQ] ≥ V.L. →  Analisi di rischio per definizione Concentrazione Soglia di Rischio
- Se [INQ] < V.L. oppure alla CSR → tutto ok

Il concetto di Valore Limite comporta alcuni svantaggi:
- un’eccessiva rigidità, ad esempio considera solo la destinazione d’uso del sito;
- è una semplificazione in quanto non considera gli effetti sinergici ed additivi di miscele di inquinanti
- necessita di un’enorme mole di analisi chimiche, in quanto è necessario dosare un gran numero di composti inquinanti (quelli previsti dalla normativa) per campione;
- presenta un’incompletezza di valutazione, in quanto si basa su limiti normativi che non considerano tutte le sostanze inquinanti;
- è una generalizzazione, non considerando inizialmente la specificità della situazione oggetto d’esame.
Per questi motivi si usano organismi modello che identificano la catena trofica nei suoli.

Derivazione dei limiti tabellari:
- parere di un pool di esperti → soluzione adottata nella legislazione italiana
- applicazione di un’era “a rovescio” → soluzione ottimale

Esempio: la derivazione dei limiti generici di accettabilità di un suolo prevede la seguente procedura:
- definizione della frazione della biocenosi da proteggere (es. 95% delle specie presenti, specie di particolare interesse)
- raccolta bibliografica dei dati ecotossicologici relativi alla sostanza studiata
- derivazione dei limiti di concentrazione attraverso un opportuno esame dei dati bibliografici selezionati
Dei dati si prende poi il più restrittivo.

Tratto da ANALISI DEL RISCHIO ECOLOGICO di Marco Cavagnero
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