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Nuovo Testamento – Luca

“Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco. Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
Il profilo tracciato è quello di un uomo ebreo osservante di status sociale elevato, ha la possibilità dei beni materiali, la felicità e la prospettiva di un futuro migliore nel lavoro → è la persona felice di Aristotele che chiede però un altra cosa. Gli manca la vita eterna, vi è un desiderio e un'insoddisfazione di una persona adulta con una prospettiva. Gesù riconosce che gli manca qualcosa e per ottenerla deve perdere quello che ha. Nella vita di una persona il primo desiderio è quello della felicità, poi comincia a vedere qualcos'altro. Il fatto che gli viene chiesto di lasciare tutto perché lo recupererà è un'immagine: non è un lasciare vero e proprio, è un cambiare il proprio rapporto con queste cose, il proprio modo di vederle. Si può continuare a chiedere la felicità alle cose materiali ma non la salvezza. Sono domande che necessitano tempo per essere elaborate → insoddisfazione percepita. La chiave antropologica è che nella vita dell'uomo non c'è soltanto la domanda di felicità ma anche quella di salvezza, non emergono nello stesso tempo, quella di salvezza emerge con l'insoddisfazione dell'adulto → occorre cambiare prospettiva.

Tratto da ANTROPOLOGIA APPLICATA di Chiara Trattenero
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