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Mangiare è questione di regole


Mangiare, l’atto apparentemente più naturale è in realtà complesso. Proprio come il linguaggio, l’alimentazione costituisce una cerniera tra natura e cultura: appartiene ad entrambe poiché articola funzioni fisiologiche e significati storici e culturali.
Levi Strauss sostiene che la cucina da una parte risponde alle esigenze del corpo e dall’altra dipende dalla maniera particolare con cui, nelle varie parti del mondo, l’uomo si inserisce nell’universo. 
La cucina è dunque un articolazione tra cultura e natura.
Anche per tale ragione l’alimentazione può essere paragonata al linguaggio, il rapporto degli uomini con l’alimentazione è analogo. Entrambe obbediscono a regole inconsce apprese alla nascita. Le prime esperienze alimentari lasciano tracce indelebili che resistono ai cambiamenti di ambiente e cultura (es emigrazione). Molte delle categorie e dei valori che articolano il campo alimentare sono costruite dalla nascita attraverso una serie di complessi processi di interiorizzazione come quelli del linguaggio. Recentemente è stato scoperto un quinto gusto, “umani” percepibile soprattutto nel parmigiano, nella salsa di soia, noto da molto in oriente.
Il gusto traduce spesso compatibilità, tabù, preferenze (religiose, sociali, economiche) nei termini apparentemente naturali e oggettivi del buono e del cattivo (si pensi come per ogni religione sia deplorevole mangiare un determinato cibo).
Mangiare è dunque dire e fare al tempo stesso.

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