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Dalle classificazioni razziali alle ideologie razziste

Uno dei primi a classificare gli esseri umani fu Carl von Linné, che elaborò una divisione dell'umanità in quattro varietà: homo sapiens americanus, homo sapiens europeaus, homo sapiens asiaticus e homo sapiens afer. Egli tentò di caratterizzare psicologicamente le quattro varietà. Non usa il termine razza.
Georges Louis Leclerc de Buffon (ma pensa te) invece adottò il termine razza nella sua descrizione dei gruppi umani, nella quale tiene conto sia le loro caratteristiche biologiche che quelle morali. Dava importanza all'incidenza dell'ambiente nella formazione delle differenze fisiche e mentali.
Il primo a proporre una classificazione dell'umanità in base al colore della pelle fu Johan Friedrich Bumenbach, che distinse 5 varietà: caucasica, mongolica, etiopica, americana e malese.
La distinzione delle razze fece sorgere l'ipotesi di una poligenesi dell'umanità, sostegno dell'ideologia razzista. Ma come conciliarla con la monogenesi sostenuta dal testo biblico della Genesi? Kames sostenne che Dio, per punire gli uomini per aver costruito la torre di Babele, li disperse per tutto il mondo dando loro linguaggi diversi e producendo tutti quei mutamenti, anche fisici, che rendevano loro possibile adattarsi nell'ambiente in cui ciascun gruppo si insediava.
Il primo autore che diede inizio ad una letteratura razzista in senso ideologico fu Joseph Arthur de Gobineau nel suo Essai sul l'inegalité des races humaines. In esso egli sostiene l'innata diversità morale ed intellettuale delle razze umane, ridotte a tre – bianca, gialla e nera – di cui la prima è la privilegiata (primato della razza bianca). Purtroppo anche la razza bianca si è deteriorata attraverso gli incroci con altre razze. Egli fa degli aristocratici i rappresentanti della razza bianca cui attribuisce la missione di difendere la civiltà. Le idee di Gobineau trovano una eco in quelle di Fichte, che esaltava il valore dello spirito nazionale e faceva l'apologia della missione germanica in Europa.

Tratto da ANTROPOLOGIA SOCIALE E CULTURALE di Giulia Dakli
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