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Bilancio preoperatorio in chirurgia valvolare


Bonifica di focolai infettivi
Una delle complicanze più serie dopo impianto di una protesi valvolare, meccanica o biologica, è l’endocardite su valvola protesica. Ogni potenziale focolaio infettivo, anche subclinico, deve essere ricercato ed eradicato preoperatoriamente, quando possibile.
Ciò include un esame clinico completo, una valutazione ORL e odontostomatologica, una radiografia del torace e una routine ematochimica.

Valutazione del tipo di protesi
Alcuni criteri di scelta del tipo di protesi sono già stati elencati. È indispensabile spiegare al paziente gli elementi che fanno propendere per un tipo o un altro di protesi valvolare. Infatti, le limitazioni legate ad una terapia anticoagulante devono essere chiaramente spiegate ed accettate dal paziente che potrebbe per sua scelta preferire la possibilità di una protesi valvolare biologica ed il reintervento nell’arco di dieci anni.

Programma di autotrasfusione
Consente il prelievo di 2 o 3 unità di sangue del paziente in vista dell’intervento. Non esistono controindicazioni legate all’età in assenza di anemia (emoglobina < 11 g/dL, Ht < 35%) e viene prelevato un massimo di 450 ml per seduta, che corrisponde al 12% circa della massa ematica. I prelievi devono essere distanziati di almeno 4 giorni per consentire il ritorno ai valori basali, anche se gli intrvalli tra le sedute sono in genere di circa una settimana. La terapia marziale (es.: 525 mg di solfato ferroso, equivalenti a 100 mg di ferro, x 2-3 die) deve essere preferibilmente iniziata prima del primo prelievo o proseguita, anche per diverse settimane, in funzione dell’ematocrito. Alcune situzioni, quali l’angina instabile, la stenosi del tronco comune, la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva e l’insufficienza cardiaca, controindicano il prelievo di unità di sangue a scopo trasfusionale.

Bilancio pre-trapianto di cuore
Dopo l’inserimento in lista di attesa per trapianto cradiaco, è opportuna la valutazione di alcuni parametri sierologici o immunologici (HLA, CMV, ecc.) e la ricerca di patologie associate che costituiscono controindicazione temporanea (infezioni, ecc.) o definitiva (neoplasie, positività HIV, ecc.) al trapianto.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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