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Coartazione aortica


Rappresenta l’8% delle cardiopatie congenite e corrisponde ad un restringimento dell’aorta in sede istmica, a livello del dotto/legamento arterioso. Il grado di stenosi è variabile e può, in rari casi, raggiungere l’ostruzione completa (atresia aortica). Se la stenosi è moderata il ventricolo sinistro si adatta andando incontro a ipertrofia e i sintomi sono in genere scarsi. La principale conseguenza di tale condizione è l’ipertensione arteriosa. Se la stenosi è severa il ventricolo sinistro non riesce ad adattarsi e va incontro a dilatazione  diventando ipocinetico. La coartazione aortica, sia in forma isolata, sia se associata a DIV, DIA o pervietà del dotto di Botallo, è infatti una delle cause più frequenti di insufficienza cardiaca di grado severo in epoca neonatale. Spesso è parte di un complesso polimalformativo dell’efflusso ventricolare sinistro con ipoplasia ventricolare e stenosi aortica.
Nel caso di insufficienza cardiaca secondaria è necessario un intervento chirurgico urgente. In pazienti asintomatici il trattamento può invece essere procrastinato anche se le tendenze attuali prevedono una riparazione chirurgica precoce per evitare lo sviluppo di ipertensione arteriosa severa.
L’intervento chirurgico viene condotto per via toracotomica posterolaterale sinistra. Si procede all’exeresi della zona coartata (coartectomia) e alla sutura termino-terminale dei monconi aortici.
La mortalità è compresa tra l’1 e il 5% per pazienti di età inferore ai 3 mesi ed è dell’1% per pazienti di età superiore.
La ricoartazione dopo cura chirurgica è rara e può essere trattata con un reintervento chirurgico o con dilatazione endoluminale percutanea.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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