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Infomazione e supporto psicolgico nel paziente cardiochirurgico


Impatto sulla vita lavorativa e sociale:
La degenza di un ricovero cardiochirurgico è abitualmente di 7-10 giorni per interventi di routine, ma tale durata è spesso maggiore in caso di insufficienza cardiaca, respiratoria, renale, diabete ed età avanzata.
Dopo la dimissione dall’ospedale, è opportuno valutare costantemente la possibile comparsa di complicazioni, proseguire il programma di fisioterapia e adeguare nel tempo la terapia medica. Ciò può essere perseguito in appositi centri riabilitativi o, in alcuni casi, a domicilio. Un’astenia importante legata all’anemia postchirurgica o ad allettamento prolungato, un’ansia del paziente o del contesto familiare, la necessità di proseguire una fisioterapia intensiva (insufficienza respiratoria severa), la necessità di una sorveglianza medica continua (infezioni della ferita sternotomica, versamento pericardico, persistenza di indici di flogosi alterati, febbricola o modica leucocitosi persistente, ecc.) o condizioni socio-economiche inadeguate rendono spesso preferibile un ricovero temporaneo in un centro di riabilitazione.
Se non sono presenti tali condizioni, è possibile dimettere il paziente a domicilio, soprattutto se lo desidera esplicitamente ed è spesso utile un’asistenza infermieristica o fisioterapeutica domiciliare di una o più settimane. In tale circostanza, è critico il ruolo e la cooperazione del medico di base.
La completa ripresa dell’attività lavorativa è generalmente possibile nell’arco di 4-6 settimane.

Incompatibilità tra ripresa dell’attività professionale e condizioni cardiologiche postchirugiche
Il fine teorico di un intervento cardiochirugico è la completa ripresa funzionale del paziente. Alcune condizioni tuttavia (es.: disfunzione ventricolare residua postoperatoria, terapia anticoagulante, terapia immunosoppressiva post-trapianto, ecc.) possono controindicare alcune attività lavorative.

Esempi di possibile reinserimento professionale

M.X., uomo di 45 anni, padre di 4 figli, professione muratore, sottoposto a bypass aortocoronarico in urgenza per angina instabile in coronaropatia trivascolare con stenosi critica del tronco comune e funzione ventricolare sinistra conservata. Dopo un decorso postoperatorio non complicato e un’opportuno periodo di convalescenza, tale paziente potrà riprendere completamente la sua attività lavorativa.

M.D., uomo di 52 anni, celibe, professione boscaiolo, sottoposto a bypass aortocoronarico in elezione per coronaropatia trivascolare (stenosi 75% dell’IVA, stenosi > 50% a carico della CX e della CDx), pregresso infarto esteso trattato con fibrinolitici in 12a ora, frazione di eiezione del ventricolo sinistro pari al 25% e documentata vitalità della parete anteriore. Dopo un decorso postoperatorio non complicato e documentazione di una frazione di eiezione del 35% all’ecocradiogramma eseguito 3 mesi dopo l’intervento, tale paziente presenta segni clinici di insufficienza ventricolare sinistra, nonostante terapia farmacologica massimale. In questo caso si consiglia un’attività sedentaria o il pensionamento per le evidenti limitazioni conseguenti alla disfunzione cardiaca e non al pregresso intervento chirurgico.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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