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Teoria della frammentazione


Se ne occupa la Teoria della frammentazione di Schultz e altri studiosi tedeschi, si tratta di un’ulteriore ipotesi che tiene conto della presenza di luoghi d’ombra essendosi occupati dello studio dello sviluppo del Terzo Mondo dove ci sono città in cui si creano isole collegate all’economia planetaria che ospitano le filiali delle grandi multinazionali ma si tratta di isole oltre le quali ci sono zone d’ombre e di miseria (isole di ricchezza in un oceano di povertà).

Dalle città globali partono quindi i flussi di denaro che viene investito in questi luoghi di produzioni disseminati nel pianeta, secondo la teoria della frammentazione quindi le mega-città non solo sono città raggiunte dalla globalizzazione ma contribuiscono alla formazione di questo sistema infatti seppur siano gerarchicamente subordinate ai centri di controllo globali mostrano una sorta di internazionalizzazione ovvero risultano inserite nel mercato mondiale.
Non sono altro che aree frutto di uno sviluppo frammentario dove al loro interno i ricchi e i poveri sono divisi tra Gated community protette come ad esempio Condominions Specialos che sorgono nel cuore della città.
I teorici della frammentazione sostengono che questo modello si sta sviluppando a livello planetario, sembra dare apparentemente delle chance ai territori arretrati ma in realtà si tratta di luoghi che emergono per un determinato periodo e in maniera improvvisa.
L’immagine dell’arcipelago metropolitano mondiale che è stata proposta al posto del sistema mondo traduce la realtà di un accaparramento delle ricchezze e di una distribuzione ineguale del potere da parte di un gruppo ristretto di privilegiati.

Paul Bairoch sostiene che ci sia sempre più sud nel nord del mondo e sempre più nord nel sud del mondo, ovvero c’è più potenzialità di sviluppo in quello che una volta era il sud e più arretratezza e marginalità a nord.

Queste teorie introducono un concetto moderno di periferia da leggersi nella prospettiva di un sistema mondiale.
I nuovi meccanismi di mercato introdotti dalla globalizzazione non fanno altro che accrescere le disuguaglianze e quindi danno origine a processi di esclusione e stigmatizzazione da parte dei gruppi dominanti.
Il problema è che si tratta di un gioco in cui ci sono molto più perdenti che vincenti in cui la globalizzazione può portare ad un numero ridotto di città che si affermano sulle altre, inoltre la globalizzazione potrebbe finire male e si rischierebbe un aumento delle disparità tra le zone del pianeta piuttosto che ad una diminuzione di queste.
C’è chi sostiene anche che la globalizzazione sta finendo e quindi occorre immaginare un mondo post globalizzazione che si pensa sarà diviso in macro-aree omogenee dove la competizione non sarà più tra le città ma tra queste aree arrivando ad un punto di assestamento.


Tratto da SOCIOLOGIA DELLA CITTÀ di Francesca Zoia
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