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Il commercio estero della Cina

Se nel '78 il commercio estero era il 7% del PIL, negli anni '90 è arrivato al 40% e nel 2002 la Cina era la maggiore beneficiaria di IDE. L'apertura fu graduale: nel '78 accettò che la crescita venisse orientata all'esportazione e dopo il viaggio a sud di Teng nel '92 l'energia fu rivolta all'apertura. Fondamentale è stato l'aggancio con Hong Kong, che forniva capitale mentre le TVE davano la manodopera. Negli anni '90 il 10% della popolazione cinese disponeva del potere d'acquisti di una classe media, ma era in termini assoluti un sacco di gente, dunque gli IDE fluirono sempre più. Il problema è che il capitale non fluisce bene all'interno della Cina stessa. Negli anni '80 la posizione della Cina nei mercati globali era dovuta a produzioni a basso valore aggiunto dati dalla manodopera a basso prezzo. Negli anni '90 la Cina ha iniziato a salire la scala del valore aggiunto e a competere con le Tigri in aree come l'elettronica e la meccanica. Molte società giapponesi cominciarono a spostarsi dalla Malesia alla Cina, e anche le esportazioni asiatiche in Cina sono aumentate moltissimo. La grande crescita ha però reso la Cina uno dei maggiori importatori di energia, quando prima aveva l'autosufficienza. Arriva un punto in cui i surplus accumulati hanno bisogno di sbocchi esterni, per questo la Cina ha intrapreso la via di finanziare il debito americano. L'eccedenza di manodopera in Cina può essere assorbita o repressa. Per assorbirla bisogna finanziare col debito progetti infrastrutturali, il che allontana la Cina dal neoliberismo e porta al pericolo di una crisi di eccesso di accumulazione di capitale fisso. Emerge una simbiosi per cui le banche centrali dei paesi asiatici finanziano il debito americano in modo che gli USA possano acquistare le loro eccedenze produttive, ma questo rende gli USA vulnerabili a capricci delle banche asiatiche, d'altro canto il dinamismo economico cinese p ostaggio della politica fiscale e monetaria americana.

Tratto da BREVE STORIA DEL NEOLIBERISMO di Giulia Dakli
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