Skip to content

La famiglia della Regione Lombardia

La famiglia della Regione Lombardia


In coerenza con le indicazioni nazionali, ciascuna regione ha una specifica legislazione, con differenze quantitative e qualitative. La Regione Lombardia con la legge 23/1999 — “Politiche Regionali per la famiglia” — riconosce la famiglia “come soggetto sociale politicamente rilevante” e si impegna a “promuovere il servizio pubblico alla famiglia” e a “realizzare una organica e integrata politica di sostegno al nucleo familiare”. La legge ha il merito di aver introdotto un cambio di paradigma nelle politiche sociali: per la prima volta si riconosce in modo esplicito la famiglia come soggetto sociale, con propri diritti e bisogni che vanno riconosciuti e sostenuti dall’ente pubblico.
In materia di legislazione, e ancora di più quando si tocca la famiglia, non sempre però le dichiarazioni d’intenti si traducono coerentemente in interventi operativi. Da un’analisi della legge appare un modello di famiglia unico, dai contorni definiti e netti. Un esempio è il sostegno alla formazione di nuclei familiari, che la legge intende perseguire attraverso l’erogazione di un contributo per l’acquisto. L’accesso alle agevolazioni è riservato alle coppie, due persone di sesso diverso, con meno di quarant’anni, che si siano sposate con rito civile o religioso concordatario, entro i sei mesi precedenti/successivi alla domanda. Le coppie di fatto, conviventi, famiglie ricostruite, allargate, single con figli, omosessuali, coppie di anziani, dalla Regione Lombardia non sono considerate una famiglia.
La legge parla di “servizio pubblico”, ma nei decreti attuativi l’ente pubblico sparisce, appaltando all’esterno, ad un ente privato, il monito- raggio, la valutazione dei progetti e la formazione dei valutatori.
L’erogazione dei contributi a sostegno dei progetti per la famiglia segue una logica spartitoria delle risorse: negli anni sono state progressivamente ridotte al 30% le risorse economiche destinate ai progetti gestiti da realtà professionali del settore no profit e cooperative sociali, parallelamente sono aumentati al 70% i finanziamenti all’associazionismo di solidarietà familiare e al volontariato.
Il volontariato e l’associazionismo sono delle grandissime risorse nel nostro paese, ma quando diventano sostitutivi delle professionalità sociali e rappresentativi di una sola famiglia si mina alla base l’intero sistema. Quando il sistema dei diritti dei cittadini e delle famiglie è affidato alla solidarietà, alla buona volontà di una parte sociale, esso cessa di esistere.
Analizzando gli aspetti più di contenuto dei progetti, appare una visione di famiglia ancora fragile e deficitaria, bisognosa di interventi, sia pure preventivi, che non perdono la caratteristica per lo più istruttiva e/o normativa: scuole per genitori, corsi, ruotano ancora intorno alle figure degli “esperti” che forniscono indicazioni e consigli su come affrontare alcuni aspetti della genitorialità. La valutazione dei progetti da ammettere al finanziamento attribuisce un alto valore alla pluralità di figure professionali coinvolte (maggior numero d esperti maggior punteggio), ma non incentiva la possibilità d figure stabili e la continuità relazionale che queste potrebbero garantire.

Tratto da BRICOLAGE EDUCATIVI di Anna Bosetti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.