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L’insolito animato - i cartoon


Parlando della nuova ondata di fiction americana capace di rivaleggiare con il cinema bisogna includere anche l’ANIMAZIONE, che si muove sullo stesso terreno di innovazione e di cui possiamo trovare un esempio ne I SIMPSON (1989).
Creati dal fumettista Matt Groening, I Simpson sono i moderni eredi della sitcom familiare e in particolare di quella animata lanciata da Hanna e Barbera con I Flinstones, anche se tutto viene ribaltato attraverso il capovolgimento dei luoghi comuni.
Prima della serie, Groenig prepara un insieme di corti da inserire al’interno della sitcom della FOX The Tracy Ulman Show, ma lo sceneggiatore Brooks se ne innamora e decide di sviluppare una serie animata vera e propria, con l’obiettivo di rompere il monopolio dei 3 maggiori canali.
I Simpson diventano uno degli show più visti e vengono diffusi in tutto il mondo. Ogni episodio parte con un fatto insignificante a partire dal quale si racconta una storia complessa e multiforme, frutto di un’abile sceneggiatura e di un grande lavoro di regia e montaggio; ecco perché la serie riesce a creare un universo coerente e complesso.
Le caratteristiche fondamentali sono il ricorso costante alla citazione televisiva, cinematografica, letteraria e della cultura pop, e l’iperironismo (la forte comicità), per cui ogni cosa diventa un bersaglio, ogni personaggio è stereotipato, si scherza con lo spettatore e si ironizza di fronte ai pregiudizi.

Il cartoon nasce dalla PRODUZIONE SERIALE prolifica degli anni ’30, basata su avventure, tic e manie di un personaggio-attore.
Quando ci si sposta in tv, questa dimensione seriale viene rafforzata e contemporaneamente l’animazione prende come modello la SITUATION COMEDY. Il grande successo del cartone è però da attribuire alla fine dell’oligopolio hollywoodiano, quando le major americane non sono più in grado di gestire tutte le sale cinematografiche e la produzione deve essere riassettata; in particolare come accade per i film minori e di serie B, anche i cartoni vengono convertiti e adattati alla messa in onda televisiva.
È effettivamente a 2 animatori cinematografici che si deve il successo dell’animated sitcom: HANNA e BARBERA.
Ma per capire l’animazione americana fin dalle sue origini bisogna tenere in considerazione la COMICITA’: è dal fumetto comico che provengono i primi animatori e i primi personaggi (Felix the Cat). Nonostante l’avvento delle favole disneyane, la comicità resta una componente fondamentale anche negli anni ’30, quando si impone la slapstick comedy in cui il comico deriva dall’azione e dalle gag visive (Donald Duck e Bugs Bunny), e prosegue in tv con Hanna e Barbera che operano qualche aggiustamento.
Negli anni ‘40 uno studio emergente inizia a far uso della limitate animation (il movimento non viene riprodotto totalmente, ma solo nelle sue fasi essenziali ≠ full animation del cinema), adottando un umorismo che diventa più celebrale e che quindi costringe a lavorare su personaggi, voci, caratteri e rapporti (sulla sceneggiatura). Anche Hanna e Barbera sono costretti ad adottare la limitate animation (perché si riducono i costi); il successo è enorme e la limitate animation smette di essere un limite e diventa una consapevole scelta stilistica.

Il primo prodotto realizzato per la tv è Crusader Rabbit (1949), perfezionato e portato al successo da Hanna e Barbera.
Sono proprio Hanna e Barbera negli anni ‘60 a creare un’animated sitcom in limited animation dando vita alla prima Golden Age dell’animazione televisiva (L’orso Yoghi, I Flinstones). È con I Flintstones che l’animated sitcom raggiunge un ampio successo e arriva a una completa definizione, in quanto per la prima volta vengono mostrate persone animate (e non personaggi animati) e l’animated sitcom viene proposta in prime time.
Nascono nuove serie, ma poche hanno successo e inizia la crisi: da spettacolo per tutti viene oramai percepita come prodotto destinato esclusivamente ai bambini, anche a causa della crisi creativa della Disney.
Secondo la logica televisiva del prodotto destinato ad una fascia ben precisa, i cartoni vengono programmati solo al sabato mattina e si perde attenzione nei confronti delle sceneggiature. Negli anni ’70 si sviluppano le serie legate ai super eroi dei fumetti e la tv americana entra in contatto con l’animazione giapponese: gli anime si differenziano dai cartoon perché destinati a diverse fasce di pubblico.
Ma la vera svolta avviene nel 1988, grazie a Chi ha incastrato Roger Rabbit?, che riporta il cartoon ai fasti di un tempo grazie a un cinema capace di riflettere su se stesso. In tv il cambiamento è possibile grazie a I Simpson e si sviluppa una seconda Golden Age (fine anni ’80). Negli anni ’90 il cartoon acquista nuovo splendore grazie a auto riflessività, citazionismo, follia visiva, grafica e gusto per la contaminazione.

Tra i cartoni di maggior successo ricordiamo:
- i cartoni della FOX come Futurama (1999), in cui l’ambiente futuristico è l’espediente narrativo per prendersi gioco del presente, e I Griffin, in cui la storia è il prestesto per dar vita a gag assurde e demenziali
- le serie animate di The Cartoon Network, che sono più vicine alla sperimentazione visiva, ma si ispirano ai successi cinematografici e televisivi del passato (Le Superchicche, Star Wars: Clone Wars, Samurai Jack, South Park)

Tratto da "BUONA MAESTRA" DI ALDO GRASSO di Francesca Masciadri
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