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Ipotesi sulla morte di Caravaggio


Lettere di Deodato Gentile a Scipione Borghese
Deodato Gentile era un patrizio genovese, vescovo di Caserta a cui era stata affidata la Nunziatura apostolica del Regno di Napoli.
Scipione Borghese era il cardinale e il segretario dello stato vaticano.

1. Lettera scritta da Napoli il 29 luglio 1610
Deodato nega ciò che Scipione sapeva sulla morte di Caravaggio.
Caravaggio non era morto a Procida ma a Porto Ercole perché era capitato con la feluca che andava a Palo e lì fu arrestato dal capitano.
Ci si domanda:
Perché si dice che Caravaggio ci era arrivato per caso? come era possibile? se aveva preso una feluca, vuol dire che sapeva dove andare!
Come si mette in prigione una persona che era capitato lì per caso? forse lo stavano aspettando? ma come fa ad essere atteso se ci capita per caso?
Come è possibile che il capitano della feluca se ne torna a Napoli senza curarsi di ciò che è capitato al suo passeggero?
Caravaggio esce di prigione dopo aver sborsato una grande somma di danaro.
Ma come Deodato Gentile è venuto ad apprendere questa informazione? avrebbe dovuto autoaccusarsi il capitano della guarnigione portuale. Ma ciò appare improbabile.
Deodato dice ancora che Caravaggio dopo essersi liberata si conduce a piedi a Porto Ercole dove muore. Sembra altrettanto improbabile che il pittore, uscito di prigione si fosse avventurato a piedi, o per costa e dall’interno, per oltre 200 km di territorio pericoloso per la malaria e per la presenza di torri di guardia e guarnigioni di confine.
Ma perché Gentile si interessa della morte di Caravaggio? in realtà egli, per devozione al suo superiore, si interessa di recuperare i quadri che il pittore portava con sé che erano destinati, a detta di Gentile, a Scipione Borghese. 
Quando la Feluca ritornò a Napoli riportò ciò che restava delle cose di Caravaggio che erano rimaste in casa della Marchesa Costanza Colonna che ora abitava a Chiaia. A questo punto Deodato Gentile si preoccupò di inviare qualcuno di fiducia a vedere le condizioni dei quadri rimasti. Poi scrive a Scipione Borghese che la signora Marchesa Costanza Colonna è in possesso di tre dipinti: due San Giovanni e una Maddalena. Poi assicura Scipione che farà tutto ciò che è in suo potere fare per fargli avere i dipinti. Alla fine, dei due San Giovanni solo uno arriverà nelle mani di Scipione Borghese. Per quanto riguarda la Maddalena, è stata identificata come la Maddalena Klein.

2. Lettera del 31 luglio 1610
C’è qualcosa che preoccupa Deodato Gentile a proposito dei quadri. La Marchesa Costanza Colonna gli ha appena comunicato che i dipinti non sono più in suo possesso ma sono stati sequestrati per intervento del Priore dell’ordine di Malta di Capua e si trovano in mano di alcuni ministri regi dei quali il Gentile non conosce l’identità. I quadri sono stati sequestrati perché il Priore ha dichiarato che il Merisi era “frate servente” della sua religione e che per tanto spettava a lui, cioè il Priore, farne lo spoglio. Il Gentile cerca di sapere dove sono finiti i quadri per dichiarare che appartengono al segretario di stato vaticano. Tuttavia sarebbe opportuno che Scipione Borghese inviasse una lettera al Viceré dichiarando che i quadri sono i suoi perché a lui destinati.

3. Lettera del 10 dicembre 1610
Da questa lettera si evince che tra la lettera del 31 luglio e questa del 10 dicembre è intercorsa un’altra corrispondenza. Deodato si scusa per aver tardato a rispondere perché aveva perso tempo a far fare una copia del ”San Giovanni Battista”per il Viceré e per averlo dovuto sollecitare per avere i quadri. A queste sollecitazioni il Viceré risponde dapprima che il dipinto non sarebbe stato consegnato perché gli eredi del pittore avrebbero potuto opporsi e poi, in seguito, risponde che si sarebbe dovuto nominare un curatore per sistemare la questione.

4. Lettera del 19 agosto 1610
Lettera spedita dal Viceré all’Uditore dei presidi di Toscana direttamente dallo scrittorio reale. In lingua spagnola.
Il Viceré afferma che tutti i beni del Caravaggio, morto a Porto Ercole, sono rimasti nel potere dell’Uditore di Toscana.  Il Viceré desidera ricevere il quadro di “San Giovanni Battista”.
Ci si domanda: Ma il Viceré non ne era già in possesso?
E poi, nella Feluca di Caravaggio c’erano due “San Giovanni Battista”. Quale è stato inviato a Napoli?

Sempre per ciò che concerne la morte del pittore:
in due avvisi spediti da Roma alla Corte di Urbino, si dice che Michelangelo Merisi da Caravaggio, pittore famoso ed eccellentissimo nel colorire e ritrarre dal naturale, seguita di suo male a Porto Ercole; nel secondo avviso si dice che è morto Michelangelo Merisi da Caravaggio, pittore celebre, a Porto Ercole, mentre da Napoli veniva a Roma per la grazia di Sua Santità fattagli dal bando capitale che aveva. 
In questo secondo avviso sono date due notizie errate:
Porto Ercole non è sulla strada per Roma
Non c’è testimonianza di una grazia ricevuta.

Anche il Mancini dice che il Merisi viene a Porto Ercole dove sorpreso da febbre maligna morì di stenti e senza cura.
Il Baglione invece parla di una spiaggia romana dove Caravaggio approdò dopo essere stato sfregiato da un cavaliere. Poi a Roma fu preso da una mala febbre e morì.
Sandrart, fa morire il pittore ad Arpino dove morì sempre per febbre.
Su un foglietto volante rinvenuto nel libro dei conti di una parrocchia di Porto Ercole vi è la data 18 luglio 1609. Nella data c’è il difetto di un anno. Come mai? la cosa è stata spesso spiegata sulla base di un diverso uso di datazione, una retrodatazione, a Firenze e a Siena. Ma questa giustificazione non è corretta. Infatti gli archivisti e gli studiosi sanno bene che fino al 1750 in queste due città era in uso una datazione “ab incarnatione” che faceva iniziare l’anno il 25 marzo. Pertanto dal 1° gennaio al 24 marzo la data dei documenti antichi è in difetto di un’unità. Ma il 18 luglio corrisponde esattamente allo stesso giorno e allo stesso anno del calendario gregoriano. Tra l’altro Porto Ercole era sotto il dominio spagnolo dove vigeva il calendario gregoriano. La data del foglietto allora o è un errore di trascrizione o nasconde qualcos’altro. Potrebbe essere l’errore di chi trovandosi in Toscana ha pensato di dover scrivere la data secondo la datazione “ab incarnazione” ed ha sbagliato lo stesso perché non sapeva che il difetto di un anno ha validità solo dal 1° gennaio al 24 marzo.

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