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Caravaggio nella realizzazione dell’iconografia e la tradizione figurativa


L’analisi portata avanti da questi studi mostra le grandi difficoltà che il Caravaggio ha dovuto superare e la sua immensa abilità nell’ organizzazione del complesso tema iconografico.
Ma al fine di rilevare al meglio la novità rivoluzionaria della realizzazione caravaggesca è doveroso trattare innanzitutto i precedenti iconografici del tema in questione così da dimostrare che le precedenti realizzazioni di questo tema iconografico non possono in alcun modo essere accostate all’invenzione del pittore lombardo che nasce invece da una personale riflessione sul tema. E’ però comunque da ritenere che egli può aver tenuto presente soluzioni adottate da artisti precedenti o coevi, tutti italiani e ben identificabili, ma che tali spunti sono stati totalmente risolti e reinventati in una visione nuovissima e rivoluzionaria.  
Sotto il profilo iconografico va precisato che la tradizione figurativa, che parte dal XII secolo fino ad arrivare al Caravaggio stesso, presenta  principalmente la raffigurazione di opere di misericordia corporali piuttosto che opere di misericordia spirituale. Di queste in origine ne vengono raffigurate solo sei in accordo con il passo del Vangelo di Matteo 25, 35-36 in cui non figura la settima opera di misericordia " il seppellimento dei morti".
_ Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua maestà, accompagnato da tutti i suoi angeli, allora si siederà sul suo trono di gloria e davanti a lui saranno condotte tutte le genti; egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e metterà le pecore alla sua destra, i capri invece alla sua sinistra. Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: " venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del Regno preparato per voi sin dall’origine del mondo. Poiché: ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste dal bere, ero pellegrino e mi ospitaste, nudo e mi copriste, infermo e mi visitaste, ero in carcere e veniste a trovarmi"_

Tuttavia il Vangelo stesso di Matteo 14, 12 e 27, 57-61 dice
_ I discepoli di lui vennero a prendere il corpo e gli diedero sepoltura; poi andarono a riferire la cosa a Gesù_ Quindi è qui che si può trovare un’ allusione al motivo iconografico della settima opera di misericordia.

La prima raffigurazione delle sei opere entra nel repertorio dell’arte cristiana dopo il Mille.
1. Appare in un avorio del Salterio della Regina Melisenda eseguito a Gerusalemme tra il 1131 ed il 1144 da un intagliatore occidentale. Sulla copertina del Salterio è raffigurato il re David che compie le sei opere di misericordia secondo l’ordine indicato da Matteo.

2. Subito dopo le prime sei opere appaiono in una miniatura della Bibbia dell’ Abbazia di Floreffe facente parte di una composizione ispirata alla storia di Giobbe.

3. Ma è con Benedetto Antelami che le sei opere di misericordia, scolpite nello stipite di sinistra del portale occidentale del Battistero di Parma (1196), entrano nel mondo artistico collegate ad un programma iconografico più vasto che riporta per intero tutto il passo del Vangelo di Marco. Prima di Antelami né in Oriente né in Occidente erano mai state raffigurate le sei opere di misericordia in relazione al Giudizio finale e con un così chiaro programma allegorico- morale. Pare, infatti, che Benedetto Antelami abbia disposto le sei opere di misericordia in maniera diversa rispetto al testo evangelico contrapponendole alla "parabola dei vignaioli" dello stipite destro e alla "giudizio universale" nella lunetta che 1.sovrasta il tutto. SI nota inoltre un’ interpretazione agostiniana delle sei opere di misericordia che vengono fatte corrispondere alle sei età del mondo e dell’uomo. A confermare il programma allegorico - morale è la presenza di scritte ammonitrici che indicano la via della salvezza.

4. Questa soluzione verrà ripresa nel portale di San gallo del Duomo di Basilea.

5. E in una tavola del Museo Vaticano databile nel XIII secolo.
(Tuttavia questa novità iconografica dell’Antelami non convince il Paeseler il quale fa provenire tale motivo iconografico dal mondo orientale, poiché esso è rappresentato in alcuni affreschi del Monte Athos (XVI secolo) che testimonierebbero una più remota invenzione iconografica bizantina (appartenente sempre al mondo orientale) del tema in questione la quale, tra l’altro, non sarebbe dimostrabile a causa delle molte lacune nella produzione artistica orientale. Di contro il De Francovich sostiene che l’ipotesi del Paeseler sia alquanto infondata perché basata su troppe congetture e ritiene che per almeno una volta l’occidente abbia influenzato l’arte orientale).

6. Dopo l’Antelami, nel XIII secolo, lo stesso intento allegorico – morale si trova nella vetrata della cattedrale di Canterbury, in un rosone del Duomo di Friburgo, nel fonte battesimale del Duomo di Hildesheim, nelle vetrate della Chiesa di S. Elisabetta a Marburgo e nella vetrata della cattedrale di Strasburgo dove appare per la prima volta a completare il ciclo delle opere di misericordia, il seppellimento dei morti, ovvero la settima opera di misericordia.

7. La settima opera di misericordia riapparve solo qualche secolo più tardi scolpita nel portale della Chiesa di Santa Maria della Salute a Viterbo e straordinariamente compresente con le sette opere di misericordia spirituali e con la figura del Cristo giudice che sovrasta una teoria di beati con evidente riferimento al Giudizio universale.

8. Nel corso del Quattrocento, poi, le sette opere di misericordia servirono ad illustrare la meritoria attività assistenziale di alcune istituzioni caritatevoli come traspare dalle sei tavolette della Pinacoteca Vaticana.

9. Vanno inoltre ricordati: i grandi affreschi di Domenico Bartolo nel "Pellegrinaio" dell’Ospedale del Ceppo a Pistoia dove il Cristo viene rappresentato nelle vesti di un misero pellegrino; il "Mistero della Misericordia" di Federico Barrocci.

10. La pittura fiamminga: L’iconografia delle opere di misericordia nel mondo della pittura fiamminga riguarda esclusivamente le sole opere corporali.
- Dal Quattrocento fino alla metà del Cinquecento la loro raffigurazione, per lo più in scomparti, è quasi sempre collegata al giudizio finale oppure viene considerata come pratica per meritare la salvezza.
- Successivamente, quando nel mondo fiammingo ci fu la penetrazione delle idee luterane, il discorso delle opere di misericordia viene svuotato del senso cattolico-cristiano e la loro diffusione si affida ai quadri di pittura di genere in cui vengono raffigurate come sole opere di carità. 

Una prima realizzazione laica e borghese della pratica delle opere di misericordia viene fatta da Brueghel il Giovane il quale, rifacendosi ad un disegno siglato del padre che servì per l’incisione intitolata "La carità", apporta un cambiamento importante: elimina la figura centrale che era una donna con un pellicano in testa e un cuore fiammeggiante nella mano sinistra (che simboleggiava la carità) e riconduce l’opera ad una scena di genere vera e propria senza accennare ad alcuna simbologia trascendente. La grande folla di persone umili intente ad offrire e a ricevere la carità è ambientata in uno squarcio di paesaggio contadino dove le povere abitazioni dall’arredo semplice ed essenziale lasciano intravedere  gli aspetti di una vita reale.  Il dipinto si inserisce in quei cicli di raffigurazioni in cui la Misericordia è un pretesto per la rappresentazione di quadri di genere in un paesino fiammingo coperto di neve che erano commissionati dai borghesi che si facevano narrare la vita dei poveri e dei mendicanti.

Tratto da CARAVAGGIO, LA VITA E LE OPERE MAGGIORI di Katia D'angelo
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