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La rappresentazione della Maddalena dal Trecento al XVIII secolo


A. Duccio di Buoninsegna: rappresenta la Maddalena con espressioni di calda umanità
B. Donatello: il ricordo della Maddalena si sofferma sulla struggente malinconia resa anche da una residua fisicità ad esprimere una tensione morale e una penitenza che consuma.
C. Scuola Fiamminga: Maria Maddalena indossa un elegante vestito la cui preziosità è sottolineata da un’originalissima acconciatura.
D. Masaccio: Maria maddalena è di spalle inginocchiata ai piedi della croce in un ardito scorcio. I suoi lunghi capelli biondi ricadono dolcemente sul più squillante dei rossi della pittura del Quattrocento italiano.
E. Botticelli: Compianto del cristo morto.
F. Rosso Fiorentino: Deposizione. Si ritrova la stessa tensione della maddalena di Masaccio.
G. Carlo Crivelli:
Maria Maddalena è vestita di preziose e raffinate vesti  ornate di gioielli. I suoi capelli le cadono sul petto a sottolineare un’ampia scollatura. L’immagine è quella di una donna bella e affascinante che sembra ancora pronta a sedurre gli uomini con le sue arti cortigiane. La nuvola di santità aureolata sul suo capo contrasta con lo sguardo malizioso. L’oggetto di metallo dorato che tiene nella mano destra, che dovrebbe contenere l’olio profumato per il corpo di Gesù, sembra invece alludere al corredi della cortigiana per i suoi giochi sensuali.  
H. Roger Van der Weyden: Maria Maddalena è una tenera fanciulla dal volto pulito che è intenta a leggere un testo forse sacro. Nulla sembra alludere alla peccatrice né al pentimento.
I. Ercole de Roberti: L’angoscia più profonda del grido disperato.
J. Guido Mazzoni: compianto del Cristo morto.
K. Niccolò dell’Arca: compianto del Cristo morto.
L. Girolamo Savoldo: Maria Maddalena è avvolta in un mantello di raso di un grigio da cielo nuvoloso. Dietro c’è la vista del porto di Marsiglia dove si recò a predicare
M. Guido Cagnacci: E’ una delle rarissime iconografie esplicite sul mestiere di prostituta che avrebbe esercitato Maria Maddalena prima della conversione. Il suo corpo, un bellissimo nudo di giovane donna dai capelli biondissimi raccolti sulla nuca e annodati sulla fronte, è sensualmente disteso e un lembo di lino bianco le ricopre i fianchi e ne accentua la provocante sensualità. Il diavolo tentatore le offre ancora la possibilità di peccare, ma il suo angelo custode, inedito inserimento in questa iconografia, la difende dall’ultima tentazione.
N. Tiziano: Non c’è volontà di pentimento.
O. Artemisia Gentileschi: Rinuncio alla vanità.
P. Orazio Gentileschi
Q. Francesco Furini
R. Geoges de la Tour: La composizione punta sulla geometria di rettangoli, cilindri, sfere e cubi. Sovrano regna un silenzio che sembra materializzarsi come la luce riflessa della candela nello specchio e che imbeve di bianco e di rosa tenue la camicia e l’incarnato del petto, del collo e del volto. Le mani, il polso e la parte del braccio e il teschio si caricano di un colore più caldo, più rosso a causa dei riflessi del panno rosso stirato sulle gambe e arrotolato in vita. Poca attenzione si rivolge alla collana di perle, al vasetto dell’olio, ad un orecchino e al teschio: segni della Maddalena.
La più grande affermazione del tema iconografico della Maddalena è nella produzione naturalistica e barocca che coincide con la riaffermazione della Chiesa contro riformata nel cui frangente si spingeva il fedele alla confessione.
S. Giovanni Lanfranco: si tratta di un’iconografia carica di speciali contenuti devozionali attraverso i quali i peccatori più incalliti potevano aspirare attraverso il pentimento e la penitenza alle ascesi sublimi, al rapporto con Dio.
T. Philippe de Champaigne: Maddalena, riconosciuta dal vasetto dell’olio profumato,  redenta e portata in cielo in un carro trionfale costituito dal corpo degli angeli. E’ bella come gli angeli che la trasportano. Appare come una creatura divina inondata di luce soprannaturale in atteggiamento estatico mentre un angelo pone una corona nel suo capo già aureolato di luce. Lunghi capelli coprono la nudità di un corpo non più desiderabile perché ormai divenuto spirito. E’ un corpo privo di segni della vita passata.

Tratto da CARAVAGGIO, LA VITA E LE OPERE MAGGIORI di Katia D'angelo
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