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I grandi atlanti del XVI secolo e le successive edizioni

Il primo atlante moderno è generalmente ritenuto quello pubblicato ad Anversa nel 1570 da Abramo Ortelio, che curò con attenzione che tutte le carte fossero tutte stampate nello stesso formato e per ciascun Paese inserì nel suo atlante solo carte dello stesso autore. Il suo atlante si intitola Theatrum Orbis Terrarum e si compone di 70 carte su 50 fogli, tirati su rame. La prima edizione andò subito esaurita e nello stesso anno ne fu pubblicata una ristampa, con 91 nomi anziche 87 della precedente. L'opera ebbe un tale successo che le edizioni si moltiplicarono, con traduzioni in latino, tedesco, francese, spagnolo, olandese, italiano e inglese: molte di queste edizioni contengono nuove carte, fino a superare il centinaio. Dal 1583 Ortelio aggiunse un supplemento di carte storiche. Lo scopo dichiarato di quest'opera era quella di far conoscere la geografia per intendere meglio gli avvenimenti storici; inoltre dice che il suo intento è soltanto pratico e scientifico e biasima quelli che al suo tempo falsificavano le carte con il solo scopo di guadagnare con il lavoro altrui. 
Prima che Mercatore riuscisse a pubblicare il suo atlante, che aveva già in mente prima di Ortelio, un altro fiammingo, Gerardo de Jode pubblicò ad Anversa, nel 1578, una nuova raccolta di carte intitolata Speculum Orbis Terrarum: l'atlante raccoglie 84 carte in 65 fogli in due volumi. Il secondo volume ha per sottotitolo Speculum Geographicum Germaniae Imperium rapraesentans. Una seconda edizione apparve nel 1593, che contiene 101 carte su 82 fogli. Il nome atlante dato a una raccolta coordinata di carte geografiche si deve a Mercatore, il quale già nel 1578 aveva raccolto un centinaio di carte da riprodurre, ma, per mancanza di incisori, i lavori procedevano a rilento e l'opera apparve comunque in fascicoli separati. Il nome atlante va riferito al personaggio ricordato dallo storico Diodoro Siculo, che parla di Atlante, re della Mauritania, grande astronomo e primo cartografo, secondo quanto dice implicitamente lo stesso Mercatore nella prefazione. Nel frontespizio dell'Atlas di Mercatore non è raffigurato infatti l'Atlante mitico, che sorregge il mondo, ma uno scienziato che è alle prese con un globo.
Quattro mesi dopo la morte di Mercatore, nel 1595, il figlio Rumoldo pubblicò un'altra parte di 18 carte relative a Gran Bretagna, Europa settentrionale e Polo nord. Nello stesso anno apparve l'edizione completa dell'Altante, che nel complesso comprende 107 carte, con carte già pubblicate precedentemente e altre carte costruite da figli e nipoti di Mercatore. Un'altra edizione completa dell'Atlante apparve nel 1602; da questo momento subisce molte manipolazioni e altre edizioni apparvero a suo nome fino al 1637: si contano 41 edizioni curate da Jodocus Hondius e dai suoi discendenti con carte commentate in diverse lingue europee. Hondius era riuscito a procurarsi le lastre degli originali e giunse a pubblicare un Atlas Minor che vide 24 edizioni, a cominciare dal 1607. 
Gli atlanti utilizzavano un materiale diverso e naturalmente chi si accingeva a questo tipo di pubblicazioni si trovava di fronte a problemi notevoli, che derivavano dal dover racchiudere in uno spazio prefissato tutte leterre, quelle già note del vecchio ecumene e quelle di recente scoperta. Erano molto incerte le aree del continente australiano (non si sapeva fosse un'isola), il Polo Nord e l'interno dell'Africa. 
Ci sono vari motivi per cui il primato che l'Italia aveva in cartografia sia poi passato ai Paesi Bassi: gli olandesi e i fiamminghi erano al centro dei traffici marittimi, nel corso dei quali era anche possibile entrare in possesso di notizie e di carte geografiche di terre note e di recente scoperta; erano nella condizione di poter impiegare capitali per la stampa di atlanti; l'Italia e la Germania producevano carte singole particolari e regnava quasi incontrastato Tolomeo, mentre i fiamminghi non si dedicarono ad edizioni di Tolomeo se non marginalmente. Nell'Italia del Rinascimento è mancata quell'iniziativa culturale e imprenditoriale di notevole respiro, che portò all'estero all'edizione dei grandi atlanti. Gli ostacoli erano costituiti dalla stessa tradizione tolemaica, dall'impreparazione commerciale e dalla situazione politica che non consentivano l'allestimento di laboratori cartografici ed editoriali per un pubblico di lettori molto numeroso.
Sia Ortelio che Mercatore ebbero un pericoloso concorrente in Willem Janszoon Blaeu, astronomo danese, i cui atlanti sono noti con il semplice Blaeu per evitare di essere confuso. Il primo atlante fu pubblicato nel 1631 con il titolo di Appendix Theatri A.Ortelii et Atlantis G.Mercatoris: le carte furono disegnate da lui stesso e dal figlio, mentre 3 anni più tardi pubblica un vero e proprio atlante intitolato Theatrum Orbis Terrarum sive Atlas Novus, che constava inizialmente in 6 volumi e poi in 12.
Laboratorio cartografico e casa editrice Blaeu pubblicavano anche atlanti su commissione. A Vienna si conserva un Atlante Principe Eugenio di Savoia, che consta di 46 volumi, comprendenti carte stampate da altri editori, carte manoscritte, vedute di città, calendari ecc. nel rinascimento si era diffusa quindi la moda dell'atlante come raccolta più o meno ordinata di carte geografiche e di informazioni di ogni genere, anticipando il gusto del sapere enciclopedico dell'Illuminismo. Nel 1646 morì Cornelis, figlio di Blaeu, e il fratello Joan proseguì da solo l'attività fino al 1672 quando un incendio distrusse la ditta. Quel poco che si salvò dall'incendio fu rilevato, dopo la morte di Joan, da Schenk e Valck. La diffusione degli atlanti e delle singole carte determinò una domanda sostenuta di cartografi, commercianti di carte e incisori e quindi una notevole disponibilità di materiale inciso. Il capostipite di questa tendenza fu Visscher.
Furono pubblicati anche super-atlanti con carte murali, come quello regalato dal principe Giovanni Maurizio di Nassau el Grande Principe elettore Federico Guglielmo. Un'altra famiglia di cartografi di Amsterdam è la famiglia de Witt. 
Nel XVII si pubblicarono in Olanda molti atlanti nautici, a cui collaborarono Blaeu, Jansson e de Witt.
Anche in Italia, a Venezia, vi era stata una tradizione di atlanti nautici, come quelli di Battista Agnese, tra 1536 e 1564.
In Francia la tradizione degli atlanti fu inaugurata da Nicolas Sanson d'Abbéville, che diede origine a una dinastia di cartografi durata circa un secolo. L'epoca d'oro della cartografia francese del XVII secolo si chiude con Jean Baptiste Bourguignon d'Anville, che cura la redazione di una delle prime carte della Francia e pubblicò un Nouvel Atlas de la Chine, de la Tartarie Chinoise e disegnò una carta dell'Asia e una dell'Africa e pubblicò un Altas antiquus major.
Anche in Germania, nel XVI secolo, c'era la tendenza a raccogliere in altanti una quantità di carte. Il primo altante tedesco è quello intitolato Itinerarium Orbis Christiani, che comprende carte relative ai soli paesi cristiani. L'opera si compone di due parti e forse l'autore è Joannes Natalius Metellus Sequanus, che pubblicò anche altri 5 piccoli atlanti, uno per continente. L'incisore fu Matthias Quad, che fece pubblicare la sua Europae Descriptio a Colonia da Johann Bussemacher. Il modello è il Theatrum dell'Ortelio. L'epoca dei grandi atlanti tedeschi si riaprì con Johann Baptist Hamann, un incisore che aveva curato le carte della Notitia orbis antiqui del Cellarius. L'Homann pubblicò il suo primo atlante di 40 carte nel 1707, al quale ne susseguirono molti altri, editi da lui, dal figlio Johann Cristoph e dai suoi eredi.
L'Italia non partecipò alla grande moda degli atlanti del Cinquecento e del Seicento: per avere un atlante bisogna arrivare alla fine del Seicento con il Coronelli, che nacque a Venezia nel 1650 e morì a Venezia nel 1718; entrò giovanissimo tra i frati minori conventuali e ne divenne generale nel 1701. Ricoprì la carica di cosmografo della Serenissima e fu lettore di geografia, pubblicò una notevole quantità di opere geografiche e tre atlanti. Ha operato in maniera veramente originale solo per le carte che riguardano il Piemonte, la Liguria, lo Stato di Milano e lo Stato Veneto, per il quale ultimo potè utilizzare materiali nuovi.

Tratto da CARTOGRAFIA E TERRITORIO NEI SECOLI di Elisabetta Pintus
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