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La civiltà romana e la cartografia

La civiltà romana, al suo nascere, si presenta come una civiltà agricola e il suo legame con la terra rimane una peculiare caratteristica che è destinata ad accompagnare nei secoli la crescita e la grandezza di Roma. L’importanza della terra ha anche un risvolto religioso che trova riscontro, oltre che nel culto di numerose divinità agresti, anche nelle cerimonie a carattere sacro che si accompagnano a molte operazioni che riguardano l’utilizzazione del territorio: molta importanza ha l’agrimensura, cioè la misurazione della terra, per delimitare i confini delle nuove città e determinare l’ampiezza degli appezzamenti da assegnare ai coloni e ai veterani, effettuata da mensores e auguri. I mensores per orientarsi si servivano di particolari strumenti, come la meridiana, nel tipo anche portatile, e lo gnomone, che imparavano ad usare nel corso di un lungo periodo di apprendimento, basato sullo studio della geometria, astronomia, cosmografia e giurisprudenza. Una volta determinato con precisione l’orientamento, tramite un altro strumento particolare, la groma, i mensores tracciavano per prima cosa una linea retta con direzione est-ovest (il decumano) che avrebbe rappresentato l’asse principale del rilevamento; quindi si procedeva a tracciare un’altra retta, perpendicolare alla precedente, con direzione nord-sud (il cardo). Dal punto di incrocio tra il decumano e il cardo si passava a rilevare tutta una serie di altri decumani, scanditi a distanza costante rispetto a questo, e un uguale numero di cardi, a distanza costante e uguale a quella adottata per i decumani. Si otteneva così una divisione del territorio che prende il nome di centuriazione, a forma di scacchiera, i cui quadrati, centuria, avevano in genere una dimensione di 200 iugeri. Il momento cartografico era molto importante: si sa che le carte usate dagli agrimensori avevano il nome di formae e che venivano elaborate nel bronzo in duplice copia, in quanto una rimaneva nella colonia o presso la comunità, e l’altra veniva mandata a Roma per essere conservata nel Tabularium. Tabulae invece erano dette le registrazioni di dati tecnici, sempre su bronzo, accluse alle formae, ma con l’andare del tempo questo termine cominciò ad essere usato con lo stesso significato di forma e ad esso assimilato. Tali carte riportavano non solo il disegno delle terre centuriate, ma riproducevano tutte le caratteristiche del territorio, come la presenza di aree montuose, di fiumi ecc. 
La grandezza di Roma poggiava però sulla sua potenza militare. Le più originali manifestazioni cartografiche romane sono costituite dagli itinerari. Ne esistevano due diversi tipi: gli itineraria scripta o adnotata e gli itineraria picta. I primi constavano di una serie di annotazioni scritte che riportavano in forma letteraria la descrizione della posizione dei luoghi, le distanze, le condizioni delle strade ecc; i secondi disegnati e colorati, rappresentavano graficamente la morfologia del territorio, l’esistenza di città e di avamposti militari, il percorso delle strade ecc. Gli itinerari a poco a poco si diffusero e vennero elaborati anche per scopi civili, ad uso dei funzionari imperiali e dei privati viaggiatori. Alcune riportano, oltre alla rete viaria, le indicazioni relative all’esistenza di stazioni di sosta e di posti di ristoro con le distanze. 
I pochi esempi di carte militari che sono pervenute sono tutte databili all’epoca del Tardo Impero. Si possono ricordare quelle assai schematiche riportate a complemento del testo della Notitia Dignitatum, relative alla Britannia e all’Egitto, che illustrano la posizione e la grandezza dei centri militari e amministrativi esistenti nei due paesi; quella nota come Carta dello scudo di Dura Europos, chiamata così perché la pergamena su cui era disegnata serviva da copertura ad uno scudo venuto alla luce ad Europos. Le carte militari erano disegnate su papiro o su pergamena, materiali che si potevano facilmente consultare e trasportare, dal momento che erano conservate in rotoli. La più famosa è quella dell’ecumene chiamata Orbis pictus, dov’erano ordinati in un contesto organico e in forma compiuta tutti i dati e le indicazioni raccolte da Agrippa a costituire un compendio ufficiale di tutte le conoscenze geografiche allora note, sia dalla tradizione culturale greca ed egiziana sia dalle indagini dirette operate dai Romani. La carta del mondo di Agrippa dovette costituire un modello che verrà perpetuato, anche se con parecchie modificazioni, fino all’età medievale e al periodo delle grandi scoperte geografiche. Probabilmente divenne anche un motivo ornamentale e decorativo. 
Tra gli itinerari ad uso civile possiamo ricordare l’Itinerarium Antonini e quello noto come opera dell’Anonimo ravennate, ambedue itineraria scripta. 
Al genere degli itineraria picta appartiene la Tabula Peutingeriana, copia medievale di una carta di età romana, che consta di una striscia di pergamena lunga 6,752 m e larga 34 cm, suddivisa in 11 fogli, segmenta, di circa 60 cm ognuno. Essa fu ritrovata nel 1507 da Konrad Celtes, che la diede allo studioso Konrad Peutinger, il quale ne curò la riproduzione, che si rivela ancora oggi preziosa, perché ci consente una migliore lettura rispetto alla copia medievale, la cui pergamena è molto deteriorata. L’originale romano probabilmente era più lungo, forse 7,40 m, e constava di 12 segmenta, in quanto nel disegno cartografico manca tutta la raffigurazione dell’Iberia e della Britannia. Il disegno cartografico segue una direzione continua da sinistra verso destra: gli oggetti geografici sono riportati come allineati lungo un asse idealmente orizzontale, con il punto cardinale est posto verso l’alto. Questo fatto, che determina una estrema riduzione dello spazio nel senso della latitudine e una deformazione della realtà, è evidentemente dovuto alla necessità di poter consultare e trasportare facilmente l’itinerario sotto forma di rotolo. Nel suo complesso la Tabula ritrae l’intero Mondo conosciuto dai Romani, ovvero i tre continenti, Europa, Asia e Africa, circondati dall’Oceano, che avvolge tutta la carta a guisa di una stretta cornice. L’Europa appare divisa dall’Africa per mezzo del Mar Mediterraneo, mentre il fiume Tanais separa l’Europa dall’Asia e il fiume Nilus l’Asia dall’Africa. Ci sono ovviamente marcate sproporzioni nel disegno tra territori meglio conosciuti e più frequentemente attraversati e territori meno conosciuti e più difficilmente meta di viaggio: ad esempio, mentre all’Italia sono dedicati 5 segmenta, all’intera Asia Orientale è riservato un solo segmentum e anche scarsamente illustrato e particolareggiato. La carta contiene tutti quegli elementi che possono essere utili al viaggiatore; vi sono riprodotte strade per una percorrenza totale corrispondente a 100.000 km odierni e vi sono localizzate oltre 3.000 stazioni stradali. Moltissime sono le citazioni di nomi di popoli che abitano i vari territori e le denominazioni di province; frequenti le indicazioni tese a chiarire i tipi di paesaggio che il viaggiatore incontra lungo il suo percorso, oltre a quelle che riguardano le caratteristiche morfologiche del territorio attraversato. Viene dato molto rilievo alla presenza dei nodi di traffico più importanti (simbolo di doppia torre), esistenza di porti (disegnati schematicamente), empori, centri di culto (scritta templum), centri termali (con un segno particolare), stazioni di posta e di luoghi di ristoro (con i nomi locali). È resa esteticamente bella dall’uso del colore e dalla presenza di raffigurazioni allegoriche.
Per quanto riguarda il colore, per il mare è usato il verde tendente allo scuro, mentre per la Terra emersa è riconoscibile dal colore giallo; la linea di costa è evidenziata con il nero. I fiumi sono tracciati in verde cangiante, come i laghi, mentre per i monti sono adoperati indifferentemente colori diversi, come il marrone, il grigio chiaro, il rosa e il rosso. Le raffigurazioni allegoriche sono numerosissime; spesso anche i boschi e le selve sono identificati anche dal disegno schematico di alberi di diverso tipo e forma. Inoltre ben 555 località sono rappresentate con disegni che ne evidenziano e ne sottolineano l’importanza: Roma è indicata con una figura incoronata, seduta sul trono, che tiene nella mano destra un globo e con la sinistra la lancia e lo scudo; Costantinopoli, seconda città dell’impero, viene raffigurata anch’essa con una figura in trono, ma senza corona e senza globo, con lancia e scudo sorretti con la mano sinistra; Antiochia, terza città, è una figura in trono, ma con solo la lancia nella sinistra. Tutte le altre località sono invece rappresentate con la cerchia muraria o con torri o templi o porti. 

Tratto da CARTOGRAFIA E TERRITORIO NEI SECOLI di Elisabetta Pintus
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