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"Il cielo diviso" di Christa Wolf: Germania est ed ovest

Il testo è organizzato in capitoli: la prima pagina non ha capitolazione,però, perché ha un valore di premessa. Si apre con la visione di una città: è grigia, sporca, rivela subito i problemi di tipo ecologico. D’altra parte è in dissonanza con la letteratura della RDT, che propugnava ideali più ottimisti, con l’immancabile lieto fine.
Si comincia con un “noi”: c’è l’identificazione di chi sta scrivendo. Poi si passerà ad un “io”, che non segna un distacco quanto un passaggio ad un punto di vista più personale.
Questa dimensione del “personale” è importante: nella sua decisione di rimanere ad est, infatti, non conterà tanto l’ambiente della fabbrica, quanto l’atmosfera personale.
L’immagine dell’inizio sarà ripresa quasi con le stesse parole alla fine del romanzo, in una sorta di aria musicale.
È ambientato nell’agosto ’61: c’è già il muro, costruito il 13 agosto. Rita si trova in ospedale per un incidente con i vagoni di un treno: rimane illesa ma subisce uno shock.
Sinora che quando sta male la rete sociale funziona:c’è appannaggio, sostegno. Si sottolinea l’importanza del reclutamento, dalla scelta di funzionari da parte di qualificati, c’è attenzione al futuro e alle capacità del singolo.


I personaggi di "Il cielo diviso"


Si introduce la figura di MANFRED:è uno studente di chimica, appartiene ad una famiglia borghese. Appare sicuro di sé, virile, ma anche timido (il suo pulirsi gli occhiali è una finezza psicologica dell’autrice). Viene descritto come scettico: sembra senza valori, o comunque senza il candore di Rita. Lei viene da uno strato sociale inferiore: ha qualità umane molto spiccate, anche se sa poco della vita. ha uno sguardo vergine, privo di incrostazioni culturali.
C’è anche il problema generazionale: lui ha 10 anni più di lei, ha vissuto quindi diverse esperienze, importanti perché rimandano al passato nazista.
Manfred nasce nel ’28, è quindi segnato da quegli anni. Anche Rita era stata toccata,trasversalmente: nel capitolo III si racconta come sia dovuta scappare dalla Polonia (ancora tedesca) per andare in Germania.
Viene descritta una situazione di grande miseria: il padre di Rita è disperso al fronte.
Si parla di VATERLOS,società senza padri: non solo perché effettivamente deceduti, ma anche perché non possono essere definiti “padri” coloro che furono implicati col nazismo.
Lo stesso termine VATERLAND, patria, cade in disuso in questi anni, perché collegato alla Germania nazista. Si usa il termine HEIMAT, che rimanda al focolare domestico, alla casa, all’infanzia, ma non ad una dimensione statuale.
Manfred invece rinnega i suoi genitori, suo padre è un nostalgico del nazismo: in questo modo l’autrice esemplifica le due condizioni, quella di orfano reale e morale.
Si parla di “inizio d’abitudine”: lo slancio viene a cadere,ci si assuefa ad uno stato non completamente democratico (poi ripreso altrove meglio).
Manfred su tutto della vita, appare come una figura forte, che sa muoversi nel mondo: alla fine però sarà Rita a fare la scelta ideologicamente giusta.
SCHWARZENBACH: è una figura positiva, anche se c’è un  piccolo accenno alla polizia segreta. In seguito al suo reclutamento Rita va in città e si trasferisce nella casa di Manfred, da lui definita bara: è una condanna a quell’ambiente.
La Wolf riprende Anna Seghers, autrice tedesca, emigrata in Messico e poi ritornata ad est. Importante è anche la dimensione del sogno.
Quando arriva in città avverte subito un senso di anonimato: la esplora con Manfred, anche se secondo due diverse prospettive, lei con un sentimento di scoperta, lui seguendo il filo dei ricordi.
La Wolf ricorre ai flashback, ma anche ai flashforward,cioè le considerazioni su passato fatte con il senno di poi: un esempio è il suo arrivo in fabbrica.
METERNAGEL: è un vecchio operaio, che dà tutto se stesso per la ricostruzione, ed esce logorato dal lavoro e dalla responsabilità. Anche il suo personaggio stride con la letteratura dominante, che presentava sempre l’operaio nel pieno del suo vigore,felice di lavorare per una società migliore.
Nel corso del romanzo scopriamo che si è scontrato con il padre di Manfred.
Sappiamo che era stato collocato in una posizione dirigenziale, perché anche se tutto era stato nazionalizzato ci voleva qualcuno che occupasse quei posti. Lavora nell’ombra, contro il buon funzionamento della fabbrica: sa bene che i conti non sono precisi, ma aspetta il momento buono per poter incastrare Meternagel, che viene destituito a operaio semplice. Questa è anche una delle ragioni del disprezzo di Manfred per il padre (cfr. cap. IX sul litigio in famiglia).
Rita è un personaggio in formazione:c’è una lunga tradizione in questo senso nella letteratura tedesca –il Bildungsroman- in questa fase si vede molto bene perché, nonostante gli elementi negativi lei appare sempre interessata. Intuisce che qui si trova la vita vera,in contrasto con il silenzio-bara della casa borghese, anche se il suo amore con Manfred procede bene, in una sorta di isola felice.
Scopriamo che il matrimonio dei genitori di Manfred non era stato d’amore, ma di convenienza. La madre,appartenente all’alta borghesia, prova una sorta di disprezzo per il marito: alla nascita di Manfred rivesta tutto il suo amore sul figlio, con attaccamento morboso. C’è da sottolineare che in Germania a 18 anni circa i ragazzi vanno via da casa per studiare, ecco perché c’è questa sorta di ironia.
Manfred era stato inquadrato nella Hitlerjugend e questo ha delle conseguenza sulla sua adolescenza, sbandata e violenta. Con il cambio del governo compare il germe dello scetticismo: come si può pretendere di cambiare qualcosa quando le persone sono le stesse del periodo nazista? È una domanda cruciale, che la Wolf si porrà spesso.
La generazione dei genitori Manfred non ha solo vissuto, ma anche partecipato al nazismo: ora si presentano con la tessera del partito della DDR. Come giustificare?
Si parla di MITLAUFER, colui che “marcia insieme”, il gregario. È l’uomo qualunque, non l’aguzzino, ma un fiancheggiatore. Oltre a ciò il padre di Manfred viene presentato come un opportunista, senza convinzioni personali.
Emergono intanto i problemi della fabbrica: c’è un piano di lavoro da rispettare, la brigata è sempre spronata a fare di più. Rita è entusiasta, parla con consapevolezza, partecipazione: segna il prodotto del suo lavoro(il filo rosso del foulard), simbolo di futuro, di speranza…è anche il periodo del volo di Gagarin, c’è un senso di potenza, di energia, di entusiasmo! Una delle virtù di Rita è la curiosità, l’apertura nel captare le novità.
WENDLAND: è uno che ha studiato, è stato appena nominato direttore perché quello di prima era scappato all’ovest. Si trova ad affrontare problemi di produzione non indifferenti, tra cui il controllo dei conti tenuti dal padre di Manfred.
Si riapre una finestra sul passato, questa volta di Meternagel. Si scopre che era finito in Russia come prigioniero. Dopo la guerra era stato mandato ad una scuola di rieducazione,dopo di che c’era stata l’adesione e l’identificazione con il comunismo.
Si era iscritto alla SD ed era diventato dirigente: pur non avendo studiato aveva l’esperienza e l’entusiasmo. Anche dopo la destituzione aveva continuato a riflettere sui meccanismi di fabbrica, e sarà accanto a Wendland quando si tratterà di trovare un modo per salvare l’azienda.
Riapre una parentesi più riposante: la gita in macchina di Rita e Manfred. Si apre uno scorcio sulla campagna, e si assiste ad una festa folkloristica. La coppia entra in un caffè e Manfred rivede un suo compagno universitario, Rudi, capo dell’organizzazione giovanile.si intuisce che Manfred aveva fatto parte di un gruppo di dissidenti interni (era comunque rischioso, si rischia l’espulsione dall’università).
Pian piano Wendland guadagna terreno agli occhi di Rita, ne nasce una forma di intesa: si scopre che abita in una casetta modesta, che ha un figlio (ma non una moglie…), anche se per ora Manfred occupa ancora il centro dei pensieri di Rita.


L'impegno operaio nella Berlino est


Meternagel tallona i suoi compagni controllando le ore effettivamente lavorative, pur non essendo il capo (un certo Ermish, figura intermedia): affigge un foglio bianco con la scritta “impegno”. È un moto che viene dall’interno, non per imposizione dall’alto: si crede nel sistema! Gli operai discutono tra loro, ci sono opinioni diverse. Compare la figura di un sottotenente, e di nuovo si coglie l’occasione per riflettere sul passato: da notare l’importanza che da l’autore alla componente eterogenea di ogni singola persona.
In un altro flashback  del ’60 si parla dell’affermazione personale di Manfred: sta sperimentando una nuova formula, è molto concentrato: è una nuova macchina per migliorare la colorazione, che tuttavia viene bloccata per motivi burocratici.

La Wolf contrappone l’energia creativa di Manfred,he potrebbe essere di aiuto alla società, alla società stessa, che ne frena l’impulso: qui compare il primo germoglio di un’idea di fuga all’ovest. C’è un desiderio di affermazione, perché crede in quello che sta facendo. Una volta ancora la Wolf dimostra la sua acutezza leggendo nei mutamenti sociali che si stanno verificando: ad andarsene non è un vile, o un disonesto, ma una persona tutto sommato positiva.
C’è un ricevimento, per festeggiare i 15 anni di nazionalizzazione. Rita è felice, lui riluttante, ironico a proposito dei discorsi di celebrazione.
Rita balla con Wendland, poi si compone un triangolo di discussione.
Compare nuovamente il tema dell’abitudine: ANPASSUNG. C’è un elaborazione filosofica, si discute il rapporto tra l’individuo e il mondo, e dell’abitudine ad un  sistema che frena.  Parla tanto, emerge il suo scetticismo: Wendland parla di ragione, di fede nel progresso. Manfred si ostina nel suo scetticismo e Rita si vergogna del comportamento di lui perché, al contrario, lei lavora per l’utopia, sperando nel futuro, con lo sguardo proiettato in avanti.
Si nota che man mano che la figura di Manfred si allontana da Rita si avvicina quella di Wendland.
È importante anche l’aspetto dell’emancipazione: le donne lavorano, vengono create strutture apposite (come gli asili…): con l’unificazione il sistema capitalistico le farà chiudere con il pretesto che sono antieconomiche, alimentando quel senso di ostalgie.
Da ricordare, a questo proposito, che la DDR è stato il primo stato a legalizzare l’aborto.
Arriva il periodo della vacanze, che Rita e Manfred trascorrono insieme; il periodo di stage di Rita è ormai finito anche se i rapporti rimangono.


La Germania dopo il muro


Il capitolo XVII segna uno stacco temporale,  c’è una prima allusione alla costruzione del muro. Manfred progressivamente fugge dal presente, al contrario di Rita che cerca il confronto, anche se non è facile, perché nel nuovo ambiente si sente estranea, anche per il fatto che rileva nei suoi compagni un senso di abitudine, di routine.
Compare il personaggio di MARION, parrucchiera un po’ superficiale, anche se sarà poi lei a salvare Rita dalla crisi, dimostrandosi un personaggio positivo, così come MARTIN, il collega di Manfred.
La madre di Manfred intanto inizia a scrivere ai parenti nell’ovest e a ricevere i pacchetti: questa è una cosa piuttosto comune, e i pacchetti erano preziosi perché contenevano prodotti sentiti come migliori (caffè, carta…).
Si affaccia la figura di MANGOLD: anche lui appartenente alla generazione dei trentenni. È un vile, un opportunista. Riprende un insegnante per una citazione errata (probabilmente politica): è un burocrate, rappresenta il partito nella forma peggiore, il conformismo, che diventa poi servilismo, acquiescenza al potere, che mette paura a tutti gli altri.
Manfred e Rita si amano sempre molto, però sullo sfondo ch’è qualcosa che turba Rita, che intuisce in lui la mancanza di slancio, la sfiducia nell’utopia.
C’è un flashforward: Rita, vicina alla guarigione, scende nel parco: è importante perché una riforma della DDR era stata appunto quella di costruire ospedali e scuole proprio nelle ville degli junkers.
Manfred rappresenta la scienza, quella “a tutti i costi”: la rivista che sfoglia viene da ovest, lo si capisce perché è patinata,non con carta riciclata.
Riaccenna all’industria in cui lavora: era stata tra le più implicate con il nazismo, Manfred la definisce come “macchina collaudata che espelle chi la intralcia”: questo per dire che fa riferimento al sistema capitalista e che non ha inceppi, ma il collegamento al passato è evidente.
Si conosce il percorso di Wendland: anche lui era andato in guerra. Tornato a casa, mentre Manfred era rimasto in una squadra di giovani neo nazisti, lui era stato catturato dai Russi e mandati tre anni in Siberia. Popola scuola di antifascismo si era iscritto ai gruppi giovanili della SD.
C’è un ricevimento a casa di un professore di Manfred, a cui partecipa anche Rita.
Si capisce che la scienza della DDR è in mano a uomini di cinquanta-sessant’anni: da un lato sono persone importanti,dall’altro c’è una sorta di ricatto da loro messo in atto per rimanere ad est. È un ambiente borghese, conformista: nelle conversazioni si vedono le mogli in adorazione dei mariti, il servilismo degli assistenti…
Qui c’è la svolta del romanzo: il progetto di Manfred viene bocciato. Mostra indifferenza perché è orgoglioso, ma a questo punto rinuncia. È il sistema che lo espelle, sbagliando.
Un giovane funzionario viene preso di mira, ma Manfred non fa nulla, al contrario di Rita, che interviene nonostante sia del tutto estranea all’ambiente.
Si riprende una frase di Bloch “Noch Nicht”, non ancora: c’era l’idea che la strada era quella giusta, che i risultati sarebbero arrivati.
Quando si gioca a dare il nome ad un cocktail un signore cinquantenne ubriaco dice “terra bruciata”,lo slogan nazista durante la campagna di Russia.
Manfred parte, non scrive lettere a Rita. Intanto continuano le fughe ad ovest. Dove lavora Rita c’è un assemblea politica: una parente di una collega di Rita, Siegrid, è fuggita ad ovest, Mangold minaccia ed isola la ragazza.
Rita prende le sue difese, e anche Schwarzenbach, riportando alla ragione anche Mangold (tutti hanno corso il rischio di cedere al nazismo un tempo). Manfred intanto è ad ovest: Rita leggere una sua lettere indirizzata a Martin ma da lui inviatagli: le responsabilità del sistema sono attutite perchè si scopre che colui che aveva bocciato la macchina di Manfred ora è scappato ad ovest ed è quindi un traditore.
Anche Manfred  ora è ad ovest e aspetta Rita, che però non arriverà. Nel momento della crisi legge Heine (autore progressista ed ebreo!)
C’è la notizia del volo di Gagarin, e nella stessa giornata (una gita con Wendland) si sa che il padre di Manfred è stato degradato. Tra Manfred e Rita però succede qualcosa, non si intendono più come prima. Rita esce da scuola e Manfred non c’è: passa per caso Wendland e la invita a cena. Cresce la confidenza e la porta in un giardino di noci.
A proposito di Manfred, Wendland parla di “risucchio del vuoto”, il vuoto storico.
I due si rappacificano, ma si intuisce già la fine.
L’ultima parte è più ideologica: la Wolf guida Rita verso la entscheidung e Manfred verso Ovest.
Parlando del volo di Gagarin Rita si identifica sempre di più con il sistema e si sente più vicina al mondo operaio (la notizia viene data quando si trova sul vagone).
Meternagel assume nuovamente una posizione di comando: ha una grande ansia, perché grande è la responsabilità; ci sono inoltre vari problemi, perché non arriva il materiale dall’ovest (guerra fredda).
Una settimana prima della costruzione del Muro Rita visita Berlino ovest.
Cap 24: nel maggio ’61 c’è la crisi di Manfred perché non vede possibilità per il suo progetto (Rita riflette di questo quando è ancora in ospedale) e contemporaneamente si crea una crisi nell’ambiente famigliare e nella coppia (Rita accetta la cena da Wendland). Manfred ha un convegno a Berlino Ovest: sono gli anni in cui si elaborano nuovi tipi di plastica. Dopo, resterà a Berlino: la madre, che vorrebbe passare ad Ovest anch’essa, ha accenni esasperanti, ha poi un collasso. Il padre invece non vuole seguire questo percorso, è stanco.
La madre di Manfred muore, e lui è assente al funerale: nella parte più interna della Rf, dove ha un nuovo lavoro, non ha ricevuto in tempo il telegramma. Accanto a Rita c’è Wendland: guardando il cielo, alla fine della celebrazione, Rita vede una rondine, grande commozione.
Cap. 26, luglio ’61: aerei sorvolano il paese. Sono quelli occidentali che riforniscono Berlino. È il periodo del vor-krieg di Cassandra.
La domenica prima della costruzione del muro Rita va a trovare Manfred: c’è indecisione, commozione, oscillazione interiore, dolore: per un attimo non sa se tornerà ad est. Manfred mette al primo posto il lavoro.
Rita riflette sul fatto che Manfred è consapevole della sua evoluzione:emancipazione femminile, la donna non deve seguire l’uomo per forza.
Durante le vacanze Rita torna in fabbrica: uscendo una sera incontra Wendland che le racconta i problemi della fabbrica. 
Viaggiando verso Ovest Rita incontra un passeggero che si trasferisce  ad ovest: è una persona colta, ironica, non appartiene allo schema tipico del “traditore”.


Confronto con Berlino ovest


A Berlino Ovest vede il lusso occidentale. Arriva a casa di Manfred, c’è un’atmosfera cupa. La zia di Manfred appartiena alla piccola borghesia, si mette l’accento sull’isolamento (nella DDR collettiva), una nicchia in cui l’individuo sta rintanato, senza collegamenti. Manfred crede che sia la zia, si volta e ha uno sguardo ostile.
Cap 28: ottobre. Riflessione di Rita, che racconta a Schwarzenbach quello che succede a Berlino ovest, e si chiede a cosa serva il lusso.
Si narrano aspetti di ricostruzione di certe mode occidentali del tmepo: jumpologia.
C’èil passopiù ideologico del romanzo: Rita chiede a Schwarzenbach se è mai stato ad ovest e dice che si ha la sensazione di nuocere a se stessi, di essere all’estero pur sentendo la propria lingua.
Contrapposizione WIR della DDR contro l’individualismo dell’Ovest. (Rita: stiamo attraversando un momento difficile. Manfred: chi? Rita: tutti).
Manfred  chiede a Rita di non parlare troppo forte mentre parla dell’est: conformismo borghese. Rita ha una sensazione di claustrofobia, vede che Manfred ha rinunciato all’utopia, si è ucciso da se.  Paesaggio tedesco: Manfred fa un discorso sulla Germania (termine non più usato) e cita luoghi dell’Ovest, la foresta nera, il Reno; dichiara il suo amore e le chiede di rimanere. È l’uomo che chiede alla donna dedizione, Rita si sente coinvolta in questo discorso: è una scelta che impone in entrambi i casi di dare una parte di se stessa, per cui c’è strazio e amarezza.
Manfred nega il mondo di Rita: per lui l’uomo non è costruito per essere socialista.
Rita e Manfred sono psicologicamente sfiniti, vagano per Berlino, vanno in un caffè e c’è una riunione di famiglia. Il genitore chiama con impazienza una cameriera: diverso dall’est (quando il lavoro diventava troppo mettevano un cartello con scritto weine bedinung).
Cap 29: fine della degenza di Rita. C’è il muro, e il problema dei giovani qualificati che passano ad ovest. Per la Wolf è il momento di guardarsi in faccia senza censura.
Brindisi di Rita e Manfred: si intravede la separazione, il commiato. Il cielo può essere diviso: il cielo è una proiezione di sé, non è solo il muro a dividerli, ma due diverse concezioni della vita.
Cap 30: Rita esce dalla clinica e torna alla mansarda  di Manfred.
La costruzione del muro come inizio di un risanamento economico (è vero). Rita, che si sente sola nella mansarda, rievoca l’incidente-attentato alla sua vita, ed è in grado di vedere l’episodio da una diversa prospettiva: si guarda allo specchio, le lacrime non hanno lasciato traccia, e sorride. Negli occhi è accumulata l’esperienza, il patrimonio di Rita. Non c’è un lieto fine, lei è sola.
Il romanzo mette in luce i difetti del sistema, non i pregi,perché l’intellettuale deve mostrare al lettore quello che non funziona.
Si rievoca una discussione tra Meternagel e Kuhl, ex sottotenente nazista, che dice che avrebbe ammazzato delle persone se gliel’avessero ordinato: è la difesa dei criminali nazisti (“hanno obbedito agli ordini”).
Meternagel è esausto, completamente sfinito. Tipica casa operaia: la moglie si rende conto che la fabbrica ha distrutto suo marito, che si è ammalato pur di risparmiare, per ridare alla fabbrica quei 3000 marchi che per disattenzione l’avevano portato al declassamento.
Il finale riprende il privato: casa, famiglia…la Wolf guarda sempre alla vita quotidiana, reale. Rita, sola, guarda dentro le altre case.

Tratto da CHRISTA WOLF: LE OPERE E I TEMI PRINCIPALI di Federica Maltese
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