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Il precedente teatrale di M. Butterfly di Cronenberg



La raffinata sobrietà di questo film non scaturisce semplicemente dalla rinuncia agli eccessi visivi del cinema precedente di Cronenberg. Si tratta piuttosto di un diverso modo di raccontare i turbamenti dell'identità e del genere. Cronenberg continua a pedinare anche in questo film corpi vitali e desideri perturbanti, solo che preferisce lavorare per sottrazione, rinunciando all'iperbolica declinazione di effetti speciali, a favore di un più intimo disorientamento dello sguardo e della coscienza.
Il precedente teatrale
Il film è ispirato al dramma musicale di David Henry Hwang da cui prende il medesimo titolo. Nel dramma di Hwang viene rivissuta l'assurda e coinvolgente avventura del diplomatico francese Bernard Boursicot e dell'attrice cinese Shi Pei Pu. Il drammaturgo cino americano viene a conoscenza dell'evento per puro caso e rimane profondamente colpito dai risvolti erotici e culturali della vicenda. Quel che più accende la sua immaginazione è la giustificazione addotta dal diplomatico per il fatto di non  avere mai visto l'amante nuda: pensavo fosse molto pudica. Credevo si trattasse di un'usanza cinese. Hwang sa bene che le cose non stanno così in realtà e arriva alla conclusione che Boursicot si è innamorato perdutamente di uno stereotipo, quello della donna orientale riservata e sottomessa. Hwang alla luce di tali considerazioni sente che dietro questa storia c'è un dramma e decide di scriverlo, senza indagare oltre in merito ai contorni della vicenda perché non vuole dar vita ad un docudrama.
Quel che più sorprende dell'opera di Hwang è la sottile indagine socioculturale intorno ai rapporti Est – Ovest, la capacità di portare dentro l'azione una serie di riferimenti, più o meno espliciti, agli stereotipi sessuali su cui spesso è impostato il confronto tra Oriente e Occidente. A rendere davvero singolare tale analisi interviene la simbolica declinazione dell'icona di Madame Butterfly, che assume un'insistente valenza erotica e culturale. Il fantasma del personaggio pucciniano, così denso di pathos e leggenda, non solo viene evocato già dal titolo ma agisce come specchio metaforico di tutta la vicenda, sprigionando una carica di potente sensualità.
È proprio l'immagine di una remissiva donna – farfalla a condensare i significati più riposti della storia, disorientando continuamente la relazione di genere fra uomo e donna. L'incontro fatale avviene mentre Liling recita sul palco l'aria pucciniana Un bel dì vedremo. L'equivoco sull'identità del personaggio nasce dall'ignoranza del diplomatico ma evidentemente il fraintendimento scaturisce anche dalla suggestione emanata dalle note dell'opera, dal sublime destino di Madame Butterfly.  Fino a quel momento Gallimard non conosceva la parabola tragica di Cio – Cio – San: d'ora in avanti però sarà il puro sacrificio di questa eroina a incarnare il modello di amore assoluto. L'avvio della relazione con Song Liling viene infatti scandito dalla domanda Sei la mia Butterfly? che riassume l'ambivalenza affettiva del personaggio, diviso fra prevaricazione e desiderio.  Song in un primo momento si trincera dietro un silenzio imbarazzante, poi forzata dalle pressanti avances di Gallimard ammette di essere per l'uomo una Butterfl: lo scenario di dominio e sottomissione è ormai conclamato.  Il timido e impacciato Gallimard si lascia irretire dal fascino discreto di Song, accetta di non scoprire le sue nudità e dà sfogo alla sua mascolinità repressa in una escalation di ambiguità ed inganni nel quale rimarrà fatalmente invischiato.Alla fine del dramma, il diplomatico, incapace di accettare la realtà, vuole provare che il suo amore non è stato vano e lo fa ritornando nello spazio della fantasia dove l'aveva incontrata per la prima volta. È insomma la finzione del teatro che fa da sigillo di garanzia alla verità, così Gallimard indossa parrucca e kimono e assume per sé il ruolo di Madame Butterfly ed è pronto a morire recitando il gesto supremo della sua vagheggiata eroina, uccidendosi con un colpo di pugnale sulle note struggenti del pucciniano Duetto d'amore, chiudendo il cerchio del desiderio: l'io ha incorporato l'identità dell'Altro dentro di sé.

Tratto da CINEMA E TEATRO TRA REALTÀ E FINZIONE di Gherardo Fabretti
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