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Il realismo cinematografico di Laurence Olivier

Il realismo cinematografico di Laurence Olivier


come controesempio.

Come controprova prendiamo ad esempio due successi come Enrico V e I parenti terribili. Laurence Olivier in Enrico V ha saputo risolvere la dialettica del realismo cinematografico e della convenzione teatrale. Il suo film non pretende di farci dimenticare la convenzione teatrale, anzi la denuncia. Il film non è direttamente ed immediatamente Enrico V ma la rappresentazione di Enrico V. Questo è evidente dal fatto che questa rappresentazione non si propone di essere attuale, come a teatro, ma di svolgersi ai tempi stessi di Shakespeare. Difatti ci vengono mostrati gli spettatori e le quinte. Non c'è dunque possibilità di errore, per godere dello spettacolo non è richiesto l'atto di fede dello spettatore davanti al sipario che si alza. Non ci troviamo veramente di fronte ad un'opera di teatro ma ad un film storico sul teatro elisabettiano, cioè ad un genere cinematografico perfettamente lecito a cui siamo più che abituati. Ciò non toglie che il nostro piacere nel godere del dramma è pieno; non ha nulla a che fare con quello che potrebbe procurare un documentario storico. La strategia estetica di Olivier non era infatti che un espediente per eludere il miracolo del sipario. Facendo del teatro cinema, denunciando in precedenza per mezzo del cinema la recitazione e le convenzioni teatrali invece di cercare di camuffarle, ha eliminato l'ipotesi del realismo che si opponeva all'illusione teatrale. Una volta assicuratesi queste assise psicologiche nella complicità dello spettatore, Olivier poteva permettersi sia la deformazione pittorica della scenografia sia il realismo della battaglia di Azincourt.

Tratto da CINEMA E TEATRO TRA REALTÀ E FINZIONE di Gherardo Fabretti
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