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Differenze tra commedia italiana e commedia all'italiana


Se la commedia italiana era una commedia del noi, la commedia all’italiana è una satira dell’io.
La nuova commedia ricorre massicciamente alla strategia della stereotipizzazione, sostituisce cioè il personaggio con la maschera, e mette in scena il tic invece che il comportamento, l’espressività viene sostituita dal ghigno.
Anche i grandi attori affermati s’irrigidiscono nel clichè o nell’iterazione ossessiva di gesti e comportamenti:
Gassman: spavalderia
Sordi: vittimismo e furbizia
Manfredi: scetticismo
Mastroianni: ironia e disincanto
S’impegnano nella costruzione di nuovi personaggi piccolo borghesi che non gli sono propri.
La galleria di maschere stanche risale alla tradizione della commedia dell’arte ma sono un po’ ridondanti, perdono quella purezza e allegria delle origini per mostrare il lato peggiore della maschera: cioè il tentativo di ancorarsi ad un modello identitario per evitare la disgregazione dell’identità.

Anche l’intreccio subisce con la stessa violenza la frammentazione dell’unità tradizionale, si sgretola e si riduce ad un agglomerato di aneddoti, sketch, episodi e gag. I personaggi si muovono alla cieca in un presente senza storia, fatto di istanti senza spessore alla ricerca frenetica del successo, raggiunto attraverso qualunque mezzo.
La commedia si trasforma in carosello, sfilata diventa un contenitore di barzellette.

La commedia all’italiana vive di guizzi di istanti di esagerazioni, per questo non è più una commedia del visibile ma si denota come una pratica scopico-voyeuristica che consente di spiare gli altri. Lo spettatore, inadempiente ai suoi doveri sociali può coltivare l’illusione di non essere a sua volta guardato: le maschere infatti sono talmente grottesche ed eccessive che gli consentono di disconoscerle, proiettandole come qualcosa di diverso da sé. E’ dunque un pharmacos, un capro espiatorio che consente alla società effetti terapeutici che li liberano delle proprie colpe. Non si ride di sé, si ride sempre degli altri.

Se la commedia italiana istituzionalizzava la spensieratezza e cercava l’equilibrio attraverso l’inclusione, la commedia all’italiana esorcizza il disagio con pratiche basate sull’esclusione. Il nuovo cinema diventa un cinema di “occhiate” lasciando intravedere il fantasma incombente della tv.

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