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La soggettiva mancata di Fury _ Fritz Lang _



La “soggettiva mancata” che apre il film di Lang ci suggerisce un principio di costruzione che è facile vedere confermato dal procedere del film. Essa infatti segue un tragitto particolare: sembra possedere un obbiettivo che però di fatto abbandona: dunque confessa una vocazione e subito la maschera; di qui una sorta di tensione, tra il “voler essere” dell’intenzione e l’“essere” dello stato effettivo, che trova numerosi riscontri nel film.
Momenti che costituiscono materia del racconto: ad esempio, l’impegno con cui la donna, Katherine, rammenderà l’impermeabile bianco del fidanzato, usando però un filo blu che finisce per evidenziare lo strappo; o lo voglia di far bella figura dell’uomo, Joe, quando invierà un bigliettino alla ragazza, su cui però ha scritto momentun anziché mementum, rivelando così la propria scarsa cultura. Entrambi i casi mettono in luce la buona volontà dei personaggi, ma anche la realtà dei loro comportamenti, si pur in seno positivo, visto che questi piccoli errori aiuteranno poi a risolvere il dramma.
Momenti che operano sul piano dell’espressione: ad esempio, la lunga inquadratura d’avvio dell’assalto al carcere, con un movimento di macchina che sembrerà assegnare la visione all’occhio della gente, mentre l’angolazione escluderà una simile attribuzione: dunque di nuovo una soggettiva imperfetta, di nuovo uno sguardo che appare deciso ad entrare in scena, e che poi invece sceglie la ritrosia.
La “soggettiva mancata” che inaugura il nostro film ci consente di capire ancor meglio che cosa si intende per posizione dello spettatore. Quest’avvio non rappresenta infatti solo l’infrazione di una legge sintattica, o un sintomo pronto a riapparire, ma anche l’emergere di una possibilità – il vedere dal di dentro le cose – da tenere comunque presente. il problema è che la prima inquadratura non è una soggettiva ma fa pensare di esserlo: essa non riproduce esattamente la percezione che i personaggi hanno degli oggetti, ma ha qualcosa della loro maniera di porsi di fronte alla realtà; questo qualcosa è la sensazione di un contatto diretto, la traccia di una curiosità, l’atteggiamento mentale di disponibilità e di interesse.

Tratto da CINEMA di Nicola Giuseppe Scelsi
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