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Il ‘destino dell’essere’ è ‘sottrazione della sua essenza’

Ciò che ci appare strano più di ogni cosa è che il destino dell’essere sia allo stesso tempo sottrazione della sua essenza: «l’essere si destina a noi nel momento stesso in cui sottrae la sua essenza, celandola nella sottrazione». Ma questo carattere quanto mai strano dell’essere si annuncia assai presto nella storia del pensiero occidentale come testimonia il primo capitolo del primo libro della Fisica di Aristotele. Aristotele inizia la sua lezione considerando il cammino per il quale (οδός=«cammino»; μετά=«secondo», «dopo»; μέθοδος=«cammino seguendo il quale perseguiamo una cosa») il pensiero può giungere a definire ciò-che-è-da-sé – τά φύσει όντα – relativamente al suo essere, e questo essere in quanto φύσις, ciò-che-si schiude-e-si-presenta-da-sé (das Sein des von-sich-her-Aufgehenden und -Anwesenden). All’inizio della Fisica, Aristotele scrive:

πέφυκε δέ εκ τών γνωριμωτέρων ημίν η οδός καί σαφεστέρων επί τά σαφέστερα τη φύσει καί γνωριμώτερα (il cammino [che conduce all’essere dell’ente], però, per la sua stessa essenza, è fatto e tracciato in modo tale che, partendo da ciò che è per noi più familiare, perché per noi più manifesto, conduce a ciò che, in quanto si schiude da sé, è più manifesto in se stesso e, in tal senso, già da prima fidato).

In questo passo Aristotele distingue τά ημίν σαφέστερα da τά σαφέστερα τη φύσει. In entrambi i casi Aristotele parla del τό σαφέσ, di «ciò che è manifesto», ma distingue da un lato «ciò che è più manifesto in quanto viene considerato a partire da noi e in riferimento al nostro percepire», e dall’altro «ciò che è più manifesto in quanto appartiene alla sua natura il fatto di aprirsi e di annunciarsi da se stesso». Il «più manifesto per noi» è ciò che per noi è maggiormente accessibile, ovvero l’ente che di volta in volta è; il «più manifesto per natura», a noi non direttamente accessibile, è la φύσις, ovvero l’essere, ciò-che-si-schiude-da-sé in esso stesso. Il cammino intrapreso deve condurci da ciò che è direttamente accessibile a ciò che non lo è immediatamente.

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