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L’essere si svela nel suo velarsi

L’essere si svela in quanto si vela, si destina in quanto si sottrae, si concede in quanto retrocede, si coniuga nell’ente manifesto, nel momento in cui si afferma che un ente «è», rendendo se stesso, nella propria essenza, meno manifesto. Lo svelarsi, dunque, è un tratto fondamentale dell’essere, appartiene a ciò che è proprio dell’essere. Non è affatto una sua caratteristica contingente che si aggiunge estrinsecamente a un «essere» altrimenti già in un certo qual modo sussistente, così come non lo sono la sottrazione e il sottrarsi. Se, infatti, fossero solo una caratteristica contingente dell’essere, ciò significherebbe che, con la sottrazione, l’essere verrebbe semplicemente a mancare. In seguito a una sottrazione così concepita non si darebbe più essere. Riferendo la parola Geschick all’essere, intendiamo dire proprio «che l’essere si rivolge a noi e si dirada, e, diradandosi, predispone e concede il lasco di spazio e di tempo nel quale l’ente può apparire».
Ma nel momento in cui pretendiamo di dare una definizione dell’essere in termini concettualmente rigorosi, l’essenza dell’essere ci sfugge perché è vero che essere e fondamento «sono» lo Stesso, ma è anche vero che l’essere «è» il fondo abissale, l’Ab-Grund, il non-fondato. Se l’essere è assenza di fondamento, esso non può essere pensato in termini rigorosi e può essere evocato nei termini di un gioco. Il frammento 52 di Eraclito dice:

αιών παίς εστι παίζων, πεσσεύων· παιδός η βασιληίη (il destino dell’essere è un fanciullo che gioca, che gioca con le tessere di una scacchiera; di un fanciullo è il regno).

Il destino dell’essere, dunque, è come un fanciullo che gioca e che, giocando, crea il mondo. Il regno del fanciullo corrisponde al suo potere, lo stesso potere dell’essere dell’ente: il fondare. Il gioco del fanciullo non ha un perché: egli gioca poiché gioca. E così l’essere, come il fanciullo di Eraclito, pur fondando non è fondato e, come abisso senza fondo, gioca con noi il gioco del mondo reclamandoci nel suo destinarsi, nella sua storia.

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