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Classi di valori del bilancio di impresa


Lo schema adottato aggrega le componenti positive e negative di reddito in cinque classi di valori, che identificano altrettante “aree” della gestione.
Un primo “blocco” di dati concerne il valore e i costi della produzione: la differenza indica il reddito operativo.
Il secondo “blocco” di valori concerne l’attività finanziaria; in esso devono essere registrati, distintamente, da un lato, i proventi e gli oneri finanziari, e, dall’altro, le rettifiche di valore (positive o negative) delle attività finanziarie.
Infine, devono essere annotati i proventi e gli oneri straordinari.
Questo schema di conto economico mette dunque separatamente in evidenza, nell’ordine, la gestione ordinaria, quella finanziaria e quella straordinaria.
Vanno poi annotate le imposte sul reddito dell’esercizio in una apposita voce; segue l’utile o la perdita dell’esercizio.
Il bilancio di esercizio è redatto secondo regole che si basano sul criterio valutativo del costo: non sono iscritti in bilancio i plusvalori non realizzati.
Le regole civilistiche non sono applicate dalle società che devono invece applicare, per obbligo o per scelta, i principi contabili internazionali IAS/IFRS, che, in molti casi, impongono o consentono l’utilizzo del criterio valutativo del valore corrente, con l’emersione di plusvalori (o minusvalori) non realizzati.
Per tale ragione, il Testo unico prevede, come già detto, che il risultato di esercizio deve essere aumentato o diminuito dei componenti direttamente imputati a patrimonio; in questo modo, i correlati plusvalori (o minusvalori) entrano nel computo dell’imponibile, come sarebbe accaduto in assenza dei principi IAS/IFRS.

Tratto da CONCETTI SUL DIRITTO TRIBUTARIO E SULL'IVA di Stefano Civitelli
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