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Il ruolo del critico cinematografico



L’instaurazione di un regime informativo a circolazione limitata è garantita da una serie di pratiche di controllo che si esercitano sugli insiemi discorsivi. Foucault ha isolato un insieme di pratiche limitative che sono dirette proprio ai soggetti parlanti.
Una delle forme attraverso cui si esercitano processi di restrizione nei confronti di agenti di discorsi è rappresentata dal rituale il quale ha il compito di definire la qualificazione che devono possedere gli individui che parlano.
Un’altra è rappresentata dalla costituzione di società di discorso che hanno la funzione di conservare o di proteggere dei discorsi, ma per parli circolare in uno spazio chiuso, per distribuirli solo secondo regole strette e senza che i detentori vengano spossessati da questa stessa distribuzione.
Il critico non ha mandati da portare a termine né autorità da esercitare: i rituali di appartenenza ad una équipe non ci sono o se ci sono risultano assai deboli; il ruolo del critico non dipende da una patente o da un apprendistato, non è né una virtuosità né un mestiere.
L’insieme dei critici cinematografici effettivamente funziona come una società di discorso. Si tratta però di un tipo di società dove i saperi sono se non del tutto disponibili, quanto meno accessibili senza particolari sforzi.
La certezza di un’appartenenza ad un’associazione di individui con un ruolo definito rispetto a parametri stabiliti è sempre in discussione; è precisamente ad essere incerta è la stessa nozione di ruolo del critico cinematografico: è ciò che intende De Marchi quando afferma che esiste un ruolo di critico, ma non critici di ruolo.
Se poi si definisce lo status come una posizione definita dal quadro sociale e il ruolo come l’attivazione del fascio di aspettative che una certa posizione sociale comporta, ci accorgeremo presto che la posizione del critico si colloca in un’area sfuggente, fatta di attese complesse e conflittuali. Non solo lo status acquisito di critico cinematografico può essere riportato a più di uno status sociale per cui è possibile che goda dello status di critico chi ha indifferentemente anche lo status di saggista, accademico, giornalista, ecc., ma anche ad ogni status possono corrispondere più possibilità di ruolo.
Si potrebbe infatti suggerire che il ruolo del critico corrisponde all’esercizio incondizionato della propria funzione di analisi e giudizio a partire da un set di competenze personali.
Il critico cinematografico conosce in genere il panorama degli studi letterari meglio di come il critico letterario conosce il panorama degli studi cinematografici. Eppure, in base ad un diverso grado di definizione del ruolo, tra critico cinematografico e critico letterario, e in base ad un diverso grado di considerazione in termini di oggetto-culturale di letteratura e cinema, l’industria della cultura non permette allo studioso di cinema di esprimersi in campo letterario, mentre incoraggia il critico letterario a esprimersi in materia cinematografica. Non abbiamo casi di teorici del cinema che scrivono regolarmente di romanzi, mentre abbiamo una tradizione molto ampia di letterati prestati all’arte del cinematografo.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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