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Le riflessioni sulla critica di David Bordwell




Making Meaning di David Bordwell è un libro curiosamente poco citato nel campo delle riflessioni sulla critica; comunque rimane lo strumento più adeguato per proporre una analisi/scomposizione delle routines dei pensieri formanti l’industria dell’interpretazione che punti il dito proprio verso un set di atteggiamenti convenzionali così universalmente riconosciuti da diventare invisibili, completamente materializzati nel Dna dell’impresa critica.
Lo scopo principale di Bordwell è di caratterizzare l’attività critica come un’attività di problem-solving; in questo senso il rapporto critica-teoria, con tutte le sue complicazioni, slitta in secondo piano. La teoria si costituisce di unità argomentative formalizzate attraverso un principio di minima coerenza, la critica è un insieme di repertori di opzioni che vengono piegati a scopi specifici rispondenti a loro volta a logiche sempre diverse.
Giocare il ruolo dell’interprete significa affrontare un’attività di problem solving che investe la capacità di produrre senso da oggetti che hanno significati velati. L’attività del critico ha quindi a che fare in modo stretto con la nozione di significato. Per Bordwell esistono quattro categorie di significato con cui il critico ha a che fare nel corso dell’attività interpretativa:
1) Significato Referenziale. Lo spettatore guardando un film può costruire un primo livello di senso avanzando ipotesi, mediante l’elaborazione di un set di conoscenze sia filmiche ed extrafilmiche, sia di validità stabile, come le categorie di spazio, tempo e causa. Possiamo dire che il significato referenziale di Psyco concerne l’intelligenza della lettera del suo mondo diegetico e della sua fabula.
2) Significato Esplicito. Entra in gioco quando lo spettatore mediante un’operazione di astrazione assegna a fabula e diegesi un significato più concettuale, presumendo sempre che il film comunichi i suoi significati direttamente, ma modellizzando le informazioni presenti nel film secondo un principio unificante. Possiamo dire che uno dei significati espliciti di Psyco è l’idea, direttamente presente nel film, che la follia può prendere il sopravvento sulla sanità mentale.
Questi due primi significati costituiscono la categoria dei cosiddetti significati letterali.
3) Significato Implicito. Riguarda i significati simbolici che lo spettatore può attribuire al film come manifestazione di senso non immediatamente evidente, presumendo che il film comunichi in modo indiretto e che il lavoro di lettura debba cogliere una serie di temi e problemi che il testo veicola in modo non esplicito. Possiamo dire che uno dei temi impliciti di Psyco è che follia e sanità mentale non sono facilmente distinguibili.
4) Significato Sintomatico. Si ottiene partendo dal presupposto che il film comunica non solo in modo indiretto, ma addirittura in modo involontario; significati sintomatici possono essere riportati sia a forme di espressione individuale – si potrà dire, ad esempio, che essi sono la manifestazione di particolari ossessioni del regista: Psyco come una variazione su alcune fantasie hitchcockiane – sia a forme di manifestazione collettiva – si potrà dire che essi sono la manifestazione di processi ideologici, politici più o meno inconsapevoli: Psyco come esempio di terrore maschile verso la sessualità femminile.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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