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L’amore per i rifugiati cambogiani come compassione femminista


Tra tutti i numerosi problemi che affliggevano i rifugiati e che davano alla loro vita il carattere di una continua lotta quotidiana, la violenza domestica era la causa e la giustificazione principale degli interventi da parte degli operatori dei servizi, della polizia e del tribunale.
Le analiste femministe si sono concentrate sull’importanza del genere nel sistema del welfare, e specialmente sulla “femminilizzazione della povertà”, ovvero la predominanza delle donne tra i beneficiari di sussidi e tra chi è a carico dello stato.
Fin dagli anni Settanta, la logica femminista moderna si è radicata nelle tecnologie che contribuiscono a rafforzare il potere e il clientelismo delle donne povere.
ISpesso le rappresentanti femministe individuano nella “cultura” la radice dei problemi delle famiglie asiatiche, e tendono per ciò a ignorare i modi in cui le donne asiatiche esercitano il potere e gli effetti delle forze istituzionali più ampie su famiglie che cercano di sopravvivere in un ambiente saturo di violenza.
L’amore per i rifugiati può essere considerato una variante liberale della dominazione umanitaria, rappresentata da operatori specificamente formati per gestire i rapporti con i rifugiati, da altri operatori sociali, dalla polizia e da alcuni organismi sanitari, tutti soggetti che, nelle loro svariate funzioni, forniscono ai rifugiati assistenza pastorale nel più ampio senso del termine.
Gli operatori sociali di matrice femminista sono intervenuti non solo per regolamentare le famiglie povere, ma anche per rafforzare il potere delle donne, incoraggiando, per esempio, le donne maltrattate a lasciare le proprie famiglie. In queste strategie del lavoro sociale era implicita la costruzione di soggetti patriarcali non meritevoli e di soggetti femminili e infantili meritevoli e vittime del patriarcato.
Le donne cambogiane-americane erano ambivalenti rispetto alle teorie femministe, e per quanto si servissero del loro aiuto, allo stesso tempo criticavano ciò che appariva loro come materialismo e individualismo eccessivi.

Tratto da DA RIFUGIATI A CITTADINI di Anna Bosetti
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