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La “medicina parlata” a favore dei rifugiati cambogiani in California


C’erano due aspetti di quella che la clinica chiamava “medicina parlata”. Il primo era spingere i pazienti a parlare delle loro esperienze e delle loro credenze al fine di raccogliere informazioni che potessero facilitare sia la diagnosi sia il riconoscimento da parte dei pazienti dell’autorità di quest’ultima. Medici e infermiere cercavano di strappare a pazienti rifugiati assolutamente riluttanti il racconto della loro esperienza migratoria.
La “medicina parlata” cercava di fornire anche un conforto di tipo emotivo. Chiaramente il personale della clinica considerava tutto ciò il tentativo di fornire la miglior assistenza possibile a una popolazione multiculturale di pazienti entro i limiti fissati dalla biomedicina e dalle risorse della clinica.
Il carattere ambivalente di questo tipo di trattamento clinico delinea un terreno sul quale era possibile una certa negoziazione e una certa empatia attenuando cosi la natura fredda e regolamentante della medicina moderna.
I farmaci venivano assunti con grande prudenza dai pazienti. Fuori dalla clinica le donne si lamentavano infatti che i farmaci erano troppo forti e avevano l’effetto di annebbiare i ricordi.
Sia la clinica dei rifugiati, con l’ambivalenza della sua “medicina parlata”, sia il centro per la salute mentale, con i suoi giudizi quali fossero il lutto normale e i ricordi appropriati, lasciavano assai poche possibilità di raccontare la propria storia in modo completo e senza censure.

Una preoccupazione fondamentale per gli immigrati poveri era quella di avere accesso ai farmaci attraverso una prescrizione. Fra tutte le medicine occidentali i cambogiani erano interessati soprattutto alle iniezioni, alle flebo e alle pillole. Verso questo tipo di medicine nutrivano un’incredibile fiducia, fondata in generale sull’idea di introdurre nel corpo sostanze positive.
Molto spesso però i pazienti cambogiani resistevano all’autorità dei medici ignorando le loro istruzioni.

Tratto da DA RIFUGIATI A CITTADINI di Anna Bosetti
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