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Riunificazioni familiari tra rifugiati cambogiani, rotture e sopravvivenza


In Cambogia il potere patriarcale domestico sulle donne e sui bambini era stato sconvolto dalla guerra, dai combattimenti e dalla vita nel campo; nella diaspora gli uomini cercarono di recuperare la propria autorità domestica anche se, nella maggioranza dei casi, non erano in grado di mantenere la famiglia, soffrivano spesso dei postumi delle torture e delle malattie e non avevano alcun ruolo pubblico negli Stati Uniti.
Sebbene gran parte dei cambogiani considerasse il potere patriarcale ancora un ideale, le donne erano diventate più risolute nel criticare il modello maschile cambogiano e nello sfidare le relazioni coniugali.
Le donne, infatti, erano state costrette a fare dolorosamente affidamento su se stesse durante la guerra, nella fuga e nei campi profughi. Spesso private dell’aiuto di mariti o di parenti di sesso maschile, avevano acquisito un maggiore senso di controllo sulle proprie vite, e nel mondo dei campi profughi erano riuscite a identificare i propri bisogni e il modo di soddisfarli attraverso gli organi assistenziali e dei servizi.
La dipendenza dal welfare assestò un duro colpo al potere maschile in famiglia.
Esistono legami tra l’insicurezza economica e la violenza familiare nei gruppi svantaggiati, e, quando la povertà si combina con l’abuso di sostanze stupefacenti o di alcool, può portare alla violenza domestica.
Le donne cambogiane sono intrappolate in una “doppia posizione”: come vittime della violenza sulle donne e come protettrici dei propri figli.
Alcuni uomini cambogiani reagivano contro le proprie mogli per restaurare la loro concezione di privilegio maschile. Oltre a litigare per il controllo dei sussidi statali, cercavano di obbligare con la forza le mogli ad avere di nuovo un comportamento deferente. E molte donne, pur di tenere unita la famiglia, cercavano di tollerare il potere maschile nonostante le occasionali violenze.
Dopo l’inserimento di molte famiglie nell’area della baia di San Francisco aumentarono i divorzi e le separazioni, perché gli uomini sposati avevano storie extraconiugali.
Ma non sempre era l’uomo a lasciare la donna. Anche alcune donne impararono a giocare al gioco del divorzio.
Una delle cose che le donne cambogiane impararono a fare fu battersi per ottenere il sussidio per i figli, se i mariti divorziavano.

Tratto da DA RIFUGIATI A CITTADINI di Anna Bosetti
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