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L'economia e la politica italiana tra le due guerre mondiali e nel fascismo

Mentre c’era la crisi economico – finanziaria, l’Italia vive un cambiamento politico.
L’economia tra le due guerre per l’Italia è segnata da un fatto non economico: il FASCISMO.
Nel 1920 l’Italia era un paese industrializzato, a livello mondiale non c’era più il capitalismo, e vivrà questo momento con un cambiamento politico che influenzerà il sistema economico.
Il Fascismo ha influenzato il sistema economico perché:
- Mussolini ha costruito lo Stato Imprenditoriale negli anni 20 e 30. Il fascismo non ha abolito né il Crediop né il Consorzio.
Nel 1933 è nata l’IRI.
- Sul piano economico – sociale l’Italia fascista riceve aiuti dagli Stati Uniti. Gli accordi per il risanamento dei debiti sono stati firmati a Washington.

La politica economica fascista si divide in due fasi:
1922 – 1925 : FASE LIBERALE del fascismo con Alberto De Stefani, Primo Ministro delle Finanze di Mussolini, e in seguito anche Ministro del Tesoro.
1925 – 1939 : FASE AUTARCHICA con Giuseppe Volpi che succede a De Stefani.


Politica economica liberale di De Stefani: risanamento della finanza pubblica


La politica di De Stefani è una politica liberale: nonostante il fascismo, si mantiene una politica economica legata all’economia classica, ovvero:
- Pareggio del bilancio (tenuto secondo le istanze di De Stefani e approvato da Mussolini) attraverso una ristrutturazione della pubblica amministrazione, contenimento della spesa pubblica e graduale riforma del sistema fiscale.
- Mantenere bassi i salari, in particolare quelli delle attività industriali
- Risistemare i canali di credito, ovvero permetter il ritorno della funzionalità del rapporto tra Banca Mista e Imprese.
- Libera circolazione delle merci, quindi non secondo una via protezionistica.
Questa politica prende il nome di RISANAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA DI DE STEFANI, con la quale vengono fatte le seguenti azioni:
- Tagli drastici alla spesa pubblica che riguardano in primo luogo la funzione amministrativa, e affidamento di alcuni servizi pubblici ai privati.
- Viene fatta una riforma fiscale con l’allargamento della base imponibile, data dai soggetti chiamati a pagare le imposte.
- Riduzione della pressione fiscale sugli investimenti.
Il risultato ottenuto in breve tempo è il pareggio di bilancio, viene quindi azzerato il debito pubblico.
Questa stagione è molto breve perché nel 1925 finisce, perché questo modello aveva delle debolezze strutturali.

Idee portanti della politica economica di De Stefani


Le idee portanti di questa politica erano:
- Avere un’Italia con un’economia aperta, sorretta dalle esportazioni.
- Per ottenere questo modello bisognava tenere basso il costo del lavoro, per tenere bassi i prezzi per le esportazioni.
Così si crea un circolo virtuoso del modello liberale: il modello si basa sulle esportazioni, le esportazioni generano profitti, i profitti generano investimenti, gli investimenti generano produttività, che permette nuove esportazioni.

Punti deboli della politica economica di De Stefani


I punti deboli sono dati da alcune condizioni:
- Gli industriali dovevano investire nelle attività industriali in Italia, se questi non lo facevano, perché magari gli conveniva di più investire in altre attività e/o in altri paesi, il sistema saltava.
Infatti il sistema va in crisi perché non tutti i profitti vengono investiti, e per fare investimenti si ricorre alle banche. Qui rientra il fatto che erano però necessari bassi tassi di interesse, e questo porta di conseguenza ad una forte tensione inflazionistica.
- Era necessaria un’offerta di lavoro elastica, ovvero lavoratori disponibili a lavorare con una bassa crescita del salario.
De Stefani fu costretto a dimettersi per le pressioni degli ambienti industriali, e il 13 luglio del 1925, fu sostituito dal finanziere Giuseppe Volpi.


Politica economica autarchica in Italia di Giuseppe Volpi


L’Italia è un paese che esporta, però Giuseppe Volpi riconosceva che la bilancia commerciale era negativa, perché l’Italia non dispone di risorse produttive (materie prime e tecnologia) per reggere questo modello (fattore che non era stato preso in considerazione da De Stefani).
Questo fa si che la lira subisca un processo di svalutazione, quindi tensioni inflazionistiche e di conseguenza una crisi finanziaria.
Lo Stato per frenare le speculazioni ricorre ai mercati esteri, ma l’Italia era ancora condizionata dalla questione delle riparazioni.
Il modello liberale è andato in crisi perché le relazioni economiche internazionali si reggevano sul libero scambio e sulla stabilità della moneta. Questo salta in tutti i paesi e in particolare in Italia, a causa del protezionismo; inoltre saltano i cambi degli anni ’20 perché non funziona più il gold standard.
Di fronte a questa crisi Volpi e Mussolini cercano di:
- Risolvere la questione delle riparazioni con gli aiuti degli Stati Uniti, con un accordo attraverso il quale il governo italiano poteva avere un prestito internazionale.
- Sostituire le importazioni con prodotti di origine nazionale.
Per la sostituzione delle importazioni con prodotti di origine nazionale, Mussolini da vita a:
- Battaglia del grano
- Bonifica integrale

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