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"De natura deorum". Senofonte, Zenone, Crisippo



Anche Senofonte sbaglia quando immagina che socrate affermi che non bisogna indagare sulla forma di Dio e dica che sole e anima sono dio...Antistene sbaglia dicendo che ci son molti dei di credenza popolare ma uno in natura. Speusippo dice che esiste una forza che governa l'universo e dotata di vita. Aristotele in "sulla filosofia" diffonde molti concetti. Ora dice che tutta la mente ha natura divina. Ora il mondo è dio, ora l'etere è dio..ma come può conservarsi la divina coscienza del cielo in un movimento rotatorio veloce? poi se anche il cielo è un dio, dove sono i numerosi dei? Se dice dio immateriale lo priva di sensibilità e saggezza. poi un mondo sempre in movimento come può essere immateriale e tranquillo?. Senocrate parla di 8 dei: 5 tra le stelle erranti, uno formato da altre stelle fisse=dio semplice, il sole e la luna. Eraclide Pontico dice divini il mondo la mente e le stelle erranti. Teofrasto dà primato divino ora alla mente, ora agli astri o al cielo. Stratone dice che tutta la forza divina è nella natura. Zenone pensa che la legge di natura sia divina (come in eraclito) e che possieda una forza che comanda di compiere il bene e vieta il contrario. Non capiamo però come possa farne un essere vivente. Indubbiamente dio è dotato di vita..ma a volte Zenone dice che l'etere è dio, altra che una ragione pervade l'intera natura..interpretando la teogonia di esiodo dice che tali nomi furon dati a entità inanimate in un'interpretazione allegorica. L'allievo Aristone  dice che gli dei non han percezione. Cleante ora dice che il mondo è dio, ora la mente ora l'anima ora tutta la natura, ora immagina una forma per gli dei, ora dice divini astri e ragione, così dio scompare del tutto.. Perseo dice che furon deificati quelli che fecer qualche invenzione di grande utilita per la civilità. ma è assurdo. Crisippo riunisce una folla di dei sconosciuti dicendo che potere divino si trova nella ragione, nello spirito e nella mente dell'universo, e chiama dio il mondo e il suo spirito ovunque sparso. Dice che a giove corrisponde l'etere, a nettuno l'aria ecc, poi dice giove la forza della legge perpetua ed eterna, e la chiama destino fatale; poi cerca di conciliare i miti antichi con gli stoici.. Diogene di Babilonia nel minerva invece smitizza la paternita di giove. Secondo l'autore questi son sogni di pazzi. Di uomini che immaginarono dei pieni di passione e ira, intenti in attività umane, come folli furon i magi, gli egizi e il volgo.

Tratto da "DE NATURA DEORUM" DI CICERONE di Dario Gemini
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