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Il codice etico (regolativo)



Si può fare cattivo uso di un monopolio, dei poteri e dei privilegi che possono essere utilizzati per proteggere interessi acquisiti contro il benessere pubblico. Se questi abusi diventassero evidenti la comunità revocherebbe naturalmente il monopolio della professione. Una misura così estrema non è di solito stata necessaria perché ogni professione ha incorporato un codice regolativo che prescrive ai propri membri un comportamento etico.
Il codice etico della professione è in parte formale e in parte informale, quello formale è un codice scritto su cui il professionista giura prima di essere ammesso a praticare la professione; quello informale non è scritto, ciò nonostante ha lo stesso peso delle prescrizioni formali. Attraverso il proprio codice etico l’impegno della professione nei confronti del benessere sociale diventa una questione pubblica, con ciò assicurandosi la continua fiducia della comunità. Senza tale fiducia la professione non potrebbe conservare il proprio monopolio.
Codici autoregolativi sono una caratteristica di tutte le occupazioni, professionali e non, tuttavia, un codice regolativo professionale è più esplicito, sistematico e vincolante e possiede certamente implicazioni più altruistiche ed è maggiormente orientato verso il servizio pubblico.
Le caratteristiche specifiche dei codici etici variano tra le professioni, le caratteristiche essenziali sono invece uniformi. Tali possono essere descritte in termini di rapporto professionista-cliente e professionista-collega. Il professionista deve assumere nei confronti cliente una neutralità emotiva, egli deve servire chiunque se presenti senza riguardi di razza, età e via dicendo. Questo elemento della condotta professionale viene chiamato da Parson universalismo, in altre parole il professionista può avere dei rapporti con gli altri in termini particolaristici, cioè considerandoli individui particolari con personalità concrete che possono o meno attrarlo, solo nei contatti extraprofessionali. Nei suoi contatti con il cliente considerazioni particolaristiche saranno fuori luogo, Parson evidenzia così l’elemento di disinteresse nel rapporto professionista-cliente: il professionista deve in ogni circostanza dare un servizio di massima qualità (il non professionista in rapporto al prezzo può anche diminuire la qualità del suo servizio). Inoltre il professionista deve essere pronto a prestare i suoi servizi su richiesta, anche sacrificando la convenienza personale.
I principi etici che regolano il rapporto tra colleghi richiedono comportamenti di cooperazione, di eguaglianza e di sostegno. I membri di una professione si scambiano conoscenze tecniche, ogni sviluppo teorico e pratico conseguito da un certo professionista viene comunicato ai colleghi attraverso le associazioni professionali. Gli atteggiamenti di proprietà e segretezza nei confronti delle scoperte o di vario genere sono fuori luogo. Ciò non vuol dire negare l’esistenza della concorrenza inter-professionale, ma definisce una concorrenza altamente regolata , attenuata da principi di cooperazione che le conferiscono la sua natura moderata. Le relazioni tra colleghi devono essere egualitarie.
I modi e mezzi con cui una professione impone l’osservanza del proprio codice costituiscono un resoconto dettagliato nel controllo sociale. L’autodisciplina è ottenuta formalmente e informalmente. La disciplina informale consiste nelle professioni più o meno tenui che i colleghi esercitano l’uno sull’altro. Esempi di ciò sono la consultazione e la referenza. La consultazione è la prassi di invitare un collega a partecipare nella valutazione del bisogno del cliente o nella progettazione del servizio che deve essere reso. La referenza è la prassi di offrire ai colleghi l’accesso a un cliente o a un appuntamento. Siccome l’etica professionale esclude la concorrenza e le pubblicità aggressive, la consultazione e la referenza costituiscono la fonte principale del lavoro del professionista. Una disciplina più formale viene esercitata dalle associazioni professionali le quali hanno il potere di criticare o di censurare o di escludere i recalcitranti, poiché l’essere membro di un’associazione è una condizione del successo professionale, la prospettiva di un’azione disciplinare formale costituisce una forte spinta verso la conformità.

Tratto da DECALOGO MODELLI ETICI di Marianna Tesoriero
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