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L'interpretazione dell’atto di natura non provvedimentale


Altro errore è il ritenere che il semplice atto a natura non provvedimentale sia necessariamente interpretabile in maniera diversa rispetto il provvedimento.
È vero che nell'atto non provvedimentale non c'è quella ponderazione valutativa degli interessi perché non c'è esercizio discrezionale del potere ma un esercizio vincolato del medesimo. Se oggetto dell'atto è l'interesse pubblico concreto perseguito dall'amm. agente, il contenuto sarà il regolamento con cui l'autorità interviene a disciplinare l'oggetto con la sua dichiarazione di scienza, di opinione, di apprezzamento, applicando all'interesse pubblico concreto lo schema di disciplina legale previsto astrattamente dalla norma.
Tale opinione, quell'accertamento, questa certezza giuridica si esprimono mediante verba proprie della semantica giuridica, anche nella loro diversa rappresentazione grafica dovuta al linguaggio informatico: l'atto cos' esternato è anche comunicato data la sua natura recettizia conseguente al carattere strumentale dello stesso.
Ma come devono essere letti ed interpretati questi verba?
L'atto amm. dovrebbe essere letto allo stesso modo del provvedimento, impiegando la stessa tecnica ermeneutica: infatti il significato sempre precettivo dei verba non potrà essere percepito senza l'ausilio di un analisi del linguaggio tecnicamente identica a quanto accade per il provvedimento.
Laddove non c'è voluntas è impossibile ricercare l'intenzione recondita delle parti come nell'interpretazione degli accordi procedimentali o di quelli sostitutivi del provvedimento. Ed è inoltre impensabile di interpretare un certificato anagrafico secondo il criterio della buona fede o facendo ricorso al principio di conservazione per eliminare la presenza di una clausola invalida, dal momento che la natura dell'atto è totalmente refrattaria alla buona fede e non consente l'apposizione di elementi accidentali. Tutto ciò impedisce che questi mezzi interpretativi possano trovare applicazione per altri atti amministrativi.
Nell'interpretazione dell'atto amm. permangono alcune differenze con l'interpretazione del provvedimento, percepibili nei mezzi interpretativi utilizzabili per superare il significato ancora oscuro o ambiguo dopo l'analisi della lettera del testo. In conclusione saranno differenti soprattutto i risultati dell'interpretazione, non l'interpretazione.  
In passato si era osservato che l'atto amministrativo coperta dalla presunzione di validità avrebbe dovuto essere indagato solo mediante un'interpretazione testuale, al fine di evitare l'uso arbitrario di mezzi estrinseci. Tutto questo poteva apparire credibile in uno scenario dominato dal dogma della tipicità del provvedimento. Adesso le tesi sembra insostenibile (a causa dell'inesistente presunzione di legittimità).

Tratto da DIRITTO AMMINISTRATIVO di Beatrice Cruccolini
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