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Principi e regole che determinano le modalità delle decisioni nella PA


Sono principi che abbiamo già definito come propri dell’amministrazione pubblica e ai quali essa si deve attenere nella sua attività, sono:
1.    Imparzialità, questo principio si impone ad un livello soggettivo e ad un livello oggettivo:
- soggettivamente, esclude che determinati soggetti possano partecipare a certi procedimenti decisionali.
Si tratta della disciplina del conflitto d’interessi che vieta di chiamare a prendere decisioni soggetti che hanno interessi propri rilevanti rispetto all’oggetto della decisione stessa.
L’assenza di conflitto di interessi è richiesta per qualunque tipo di atto, anche a discrezionalità tecnica o vincolati, per evitare anche i soli sospetti che errori mascherino in realtà favoritismi.
La legge, inoltre, prevede l’obbligo di astensione dalle discussioni e votazioni per i funzionari amministrativi in conflitto d’interessi con esse.
- oggettivamente, esclude determinate modalità di esercizio dell’attività amministrativa.
Può consistere nell’uguaglianza di trattamento, in quanto normative prevedono che siano predeterminati i criteri di scelta usati dalla P.A. al fine che non vengano accordate ad alcuni prestazioni negate ad altri.
Inoltre la P.A. deve essere parte imparziale in quanto nel prendere le proprie decisioni deve ponderare l’interesse pubblico (che è il suo) con gli interessi privati in gioco, e ciò lo ottiene in due modi: la partecipazione organica e procedimentale.
La partecipazione organica fa si che le decisioni vengano prese da organi collegiali composti dai diretti interessati della decisione in cui tutti ricevono attenzione dalla P.A. a scapito, però, della sua autonomia decisionale.
La partecipazione procedimentale riguarda non solo la decisione finale ma tutto il procedimento, in quanto la disciplina del c.d. giusto procedimento prevede che tutte le parti interessate debbano essere ascoltate dalla P.A. in modo che essa abbia in mano tutti i punti di vista in gioco per prendere una decisione in modo imparziale.
2.    Buon andamento, l’attività amministrativa deve essere rivolta al rispetto dei tre principi di efficacia, efficienza ed economicità (proporzionalità tra benefici e costi).
3.    Ragionevolezza, non deve esserci contraddittorietà tra più decisioni comparabili o tra i risultati cui si è pervenuti nella valutazione o accertamento dei presupposti e la decisione.
Né è ammissibile una decisione che l’amministrazione abbia il potere di prendere sulla base di certi presupposti di fatto quando non risulti la loro presenza, oppure una decisione che risulta inidonea a raggiungere l’obiettivo dichiarato.
Sta alla P.A. dimostrare la logicità e congruità delle sue azioni tramite le motivazioni per evitare dubbi sul rispetto del principio di ragionevolezza.

Tratto da DIRITTO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE di Stefano Civitelli
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