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La remunerazione del clero cattolico


Il diritto alla remunerazione spetta ai sacerdoti che svolgano servizio “in favore della Diocesi”, cioè a quei presbiteri che, su mandato scritto del Vescovo, siano impegnati a tempo pieno in una attività ministeriale diocesana.
Detti soggetti possono ricevere tale remunerazione da parte dell’IDSC integralmente; oppure attraverso l’erogazione di una “integrazione”, nel caso in cui fruiscano di ulteriori proventi corrisposti da altri enti ecclesiastici o soggetti esterni alla struttura gerarchica della Chiesa (nel caso, ad esempio, ricoprano l’incarico di cappellani militari, insegnanti di religione, ecc…).
Al fine della determinazione di detti assegni, la CEI ha stabilito che ⅔ della remunerazione siano identici per tutti gli interessati, mentre la parte rimanente sia calcolata tenendo conto di criteri relativi al caso specifico (quali, l’anzianità nell’esercizio del ministero pastorale, l’ufficio ricoperto, ecc…), attraverso l’assegnazione di un determinato numero di “punti” relativi a ciascun criterio.
Il valore monetario di un “punto” viene periodicamente stabilito dalla CEI ed è stato recentemente indicato in 12 €.
La determinazione della remunerazione spettante al singolo sacerdote viene quindi definita in concreto sulla base delle dichiarazioni annuali dei presbiteri all’IDSC e, qualora tali somme non raggiungano la misura stabilita dalla CEI secondo i parametri sopra richiamati, l’Istituto provvede quindi, come già anticipato, alla conseguenze integrazione della stessa.

Tratto da DIRITTO ECCLESIASTICO di Stefano Civitelli
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