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Le caratteristiche principali del sistema accusatorio


- Iniziativa di parte, in origine il potere di azione spettava ad un accusatore privato, cioè alla persona offesa, successivamente tale potere è stato assegnato ad un organo pubblico.
- Iniziativa probatoria di parte, i poteri di ricerca, ammissione e valutazione della prova devono essere divisi e ripartiti tra giudice, accusa e difesa.
Colui che accusa ha l’onere di ricercare le prove e di convincere il giudice della reità dell’imputato.
La difesa deve avere il potere di ricercare le prove in base alle quali possa convincere il giudice che l’imputato non è colpevole o che le modalità di svolgimento del fatto addebitato devono essere ricostruite in modo diverso da quello fatto dall’accusa.
Il giudice deve soltanto decidere se ammettere, o meno, il mezzo di prova che viene richiesto.
- Contraddittorio, assicura che, prima della decisione, il giudice permetta alla parte interessata di sostenere le proprie ragioni.
Il contraddittorio adempie a due funzioni essenziali: tutela i diritti di ciascuna parte e costituisce una tecnica di accertamento dei fatti.
Ad ogni parte deve essere data la possibilità di mettere in dubbio l’esistenza del fatto che è affermato dalla controparte.
- Oralità, permette di valutare in modo pieno la credibilità e l’attendibilità di un testimone o altro dichiarante.
Da ciò deriva la regola secondo cui, in linea di principio, non sono utilizzabili dichiarazioni scritte ai fini della decisione.
- Limiti di ammissibilità delle prove, è molto importante il metodo col quale si giunge a formare la prova.
Si ritiene che una prova non sia attendibile se è raccolta con tecniche che influiscono sulla libertà morale di una persona.
Spetta al giudice il controllo sulla ammissibilità dei mezzi di prova richiesti dalle parti.
Presunzione d’innocenza, il giudice può condannare l’imputato solo quando l’accusa ha provato la reità “al di fuori di ogni ragionevole dubbio”; mentre se l’accusa non riesce a eliminare il dubbio, l’imputato deve essere dichiarato “non colpevole”.
Non occorre che sia “assolto”, poiché egli è presunto innocente fin dall’inizio del processo.
Limiti alla custodia cautelare, se l’imputato è presunto innocente fino alla condanna definitiva, non può essere trattato come un colpevole.
Pertanto quella che può essere applicata è soltanto una misura cautelare se ed in quanto vi siano prove che dimostrino che in concreto esistano esigenze cautelari.
L’accusa deve, cioè, dimostrare che vi è il pericolo che l’imputato inquini le prove, fugga o commetta gravi reati; ma soprattutto deve convincere il giudice, sia pure “allo stato degli atti” e cioè sulla base di indagini non complete, che vi sono prove o gravi indizi che dimostrano la reità dell’imputato.
Nel sistema accusatorio la misura cautelare è configurata come la extrema ratio, ossia deve essere utilizzata quando tutte le altre misure ipotizzabili non siano in grado di scongiurare il pericolo di inquinamento delle prove, di fuga o di commissione di gravi reati.
- Limiti alle impugnazioni, gli esami incrociati con cui si formano le prove sono scarsamente utili se ripetuti una seconda volta sulle stesse domande.
Le impugnazioni, quindi, hanno soprattutto lo scopo di controllare se in primo grado il giudice ha osservato i diritti delle parti.
Il giudice che decide sull’impugnazione deve essere indipendente ed imparziale alla pari del giudice di primo grado.

Tratto da DIRITTO PROCESSUALE PENALE di Stefano Civitelli
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