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La capacità tecnica dell'uomo

Richiamandosi alle teorie dell'Eichmannismo (il nome risale al nazista Eichmann, processato dopo la II Guerra Mondiale e convinto di aver semplicemente eseguito gli ordini della gerarchia superiore), si tenta di trovare la validità attraverso la tecnica. Essa può essere impersonata dalle macchine, dal linguaggio, dai numeri, dal comportamento umano... Il nostro modo di parlare, vestire, le nostre maniere sono tutte ripetizioni di comportamenti precedenti, compiute per assicurare la previsione e il controllo, governate da un insieme di regole, non sempre note. Il problema non è la tecnica in sé: l'uomo è propenso a produrla, e questa propensione è alla base della sopravvivenza. La nostra capacità tecnica ci ha permesso di standardizzare i metodi per raggiungere determinati obiettivi. Il problema nasce nel momento in cui lasciamo che la tecnica prenda il sopravvento (Postman chiama questa tendenza culturale tecnicizzazione). La tecnicizzazione consiste nella reificazione della tecnica, nel farla diventare una realtà autonoma e fine a sé stessa. 
L'uomo contemporaneo è immerso nei processi standardizzati di risoluzione dei problemi, ma questi non possono permettersi di validare aspetti complessi e articolati. Un esempio di questo problema è la valutazione: l'uso di strumenti di verifica standardizzata (come il QI) corre il rischio di tecnicizzarsi e concentrarsi sullo standard, non sulla situazione specifica, che riflette la singolarità del caso valutato. La tecnica deve aiutarci a raggiungere lo scopo, non farsi essa stessa scopo di ciò che facciamo. Il problema emergente della tecnologia coinvolge sfere sociali molto ampie: lo Stato e ancor più i mass media, sono promotori di stilemi standardizzati. 
Postman non crede che la televisione abbia creato la tesi tecnica: l'ha sicuramente ampliata, esaltata. Ma le origini vanno cercate altrove. Secondo Lewis Mumford - costruzione delle piramidi, primo esempio di impiego degli uomini come macchine; secondo Harold Innis - macchina da stampa, primo esempio di produzione di massa della comunicazione; Jacques Ellul - orologio meccanico; Ortega y Gasset - industrializzazione; Chaim Perelman - collegata all'antico desiderio di essere, come Dio, perfetti. 
Mentre le nostre macchine un tempo erano considerate un'estensione dell'uomo, ora l'uomo diventa un'estensione della macchina. Se Dio non è morto, ma sopravvive nella tecnica, il ruolo della scuola appare altrettanto ambiguo: dovrebbe opporsi allo strapotere tecnicizzante ma, in realtà, i cosiddetti fautori del "ritorno alle basi" adottano una filosofia educativa pericolosa, centrata sulla misura matematica di competenze quantificabili. La scuola deve generare una controargomentazione della tesi tecnica, un'argomentazione che neghi l'autorità delle definizioni tecniche, che parli in favore della complessità, che rifiuti l'efficienza come fine ultimo o la tecnica come filosofia globale.

Tratto da ECOLOGIA DEI MEDIA di Giada Pierallini
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