Studi di settore
Gli Studi di Settore vengono utilizzati per i soggetti, imprese, artigiani o professionisti, con un volume d’affari superiore a quello delle fasce agevolate, ossia € 30.000,00 (Regime Minimi), ed inferiore a € 7.500.000,00 circa. Per le grandi imprese al di sopra di questo limite si utilizzano esclusivamente le risultanze delle scritture contabili (tassazione del reddito effettivo), per i soggetti, invece, che si trovano in una fascia agevolata di reddito si utilizza un metodo forfettario di tassazione.
Gli Studi di Settore sono delle elaborazioni statistiche fatte dal SOSE, il quale ha coinvolto attivamente le categorie interessate per avere maggiori informazioni riguardanti i settori esaminati da questo strumento. Sono stati, inoltre, predisposti degli osservatori specifici per aree geografiche.
Il contribuente, affiancato da un professionista se lo desidera, utilizza un software chiamato GERICO per inserire dei dati contabili ed extra-contabili che verranno intrecciati per produrre dei risultati. In particolare, verranno stabiliti i compensi/ricavi congrui e minimi, e verrà stabilito se ciò che è stato dichiarato dal contribuente rispecchia ciò che gli Studi di Settore presuppongono.
Siccome l’art.53 della Costituzione prevede che un soggetto debba essere tassato secondo la propria capacità contributiva, e quindi al reddito effettivo, lo strumento degli Studi di Settore viene utilizzato solo i fase di accertamento dei ricavi del soggetto. Nella prassi, però, il Fisco tende ad utilizzarlo anche in fase di tassazione, lasciando al contribuente l’onere di dimostrare i contrario.
In questo studio, che si basa su una profonda conoscenza del territorio, i Comuni italiani sono stati suddivisi in 5 fasce:
1) Piccoli comuni, benestanti e caratterizzati da una diffusa imprenditorialità;
2) Piccoli comuni, non ricchi, non evoluti;
3) Comuni più ricchi e benestanti, con un altissimo grado di istruzione e sviluppo economico;
4) Economie artigiane, piccole realtà;
5) Mediocre economia, basso tasso di scolarità, arretratezza.
I rappresentanti di categoria concorrono all’esame delle varie caratteristiche di ogni singola attività presa in esame. Sono stati elaborati dei “cluster”, ossia gruppi omogenei di attività che tipizzano le varie categorie. Per ogni cluster, periodicamente, vengono stabiliti i ricavi minimi e congrui, ed il cosiddetto “intervallo di confidenza”.
L’output di uno studio di settore, quindi, sarà la congruità del soggetto (Regolarità!), oppure la sua non congruità.
I ricavi minimi si attestano al di sotto di quelli congrui, ma ad un livello accettabile dall’Amministrazione Finanziaria, in quanto l’incongruenza rilevata non è grave.
* Se ciò che ha dichiarato è ciò che ha effettivamente guadagnato, il contribuente può non adeguarsi agli Studi di Settore (può farlo anche se è in difetto!);
* Adeguarsi e integrare i ricavi/compensi mancanti;
* “Taroccare” in via preventiva i dati da inserire negli Studi di Settore, così da attestarsi su dei ricavi congrui.
La rettifica dei ricavi, da parte dell’Amministrazione Finanziaria, può avvenire solamente nel caso in cui il contribuente non si sia adeguato e ricorrano gravi incongruenze (ricavi inferiori a quelli minimi!) tra ciò che ha dichiarato e ciò che risulta fondatamente attribuibile (i cluster, le categorie, gli Studi di Settore, non sempre riescono ad individuare la realtà!) al soggetto in base agli Studi di Settore.
L’Amministrazione, in questo caso, ha l’onere della prova e la legge prevede un contraddittorio preventivo ed eventualmente un contenzioso tributario per permettere al contribuente di difendersi.
Inoltre, viene esaminata la coerenza del soggetto, ossia la normalità di certi ricavi confrontati con le spese sostenute. Questi indici di coerenza servono al Fisco per scoprire eventuali situazioni poco chiare del contribuente.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Michele Fanelli
[Visita la sua tesi: "Le agevolazioni fiscali per l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili in Italia."]
- Università: Università degli Studi della Tuscia
- Facoltà: Economia
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