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L’impresa manageriale americana


Negli Stati Uniti la struttura è stata simile fino alla guerra civile a quella della Gran Bretagna.
Nel 1870 abbiamo una forte crescita e trasformazione trainata da mercato e tecnologia: nascono le grandi imprese.


La grande impresa effettua un “triplice investimento” in:
• Impianti produttivi: con la produzione continua e sfruttando le economie di scala
• Risorse manageriali: organizzazione e coordinamento delle funzioni aziendali
• Organizzazioni di vendita: forte integrazione verticale

In America abbiamo una struttura oligopolistica in molti settori industriali.
Gli elevati profitti ottenuti portano ad una forte crescita dell’autofinanziamento.
Le strategie di crescita adottate puntano su una maggiore integrazione verticale e ad una diversificazione del prodotto e di mercato geografico arrivando ad una multinazionalizzazione.

Dal 1890 al 1920  rivoluzione manageriale: si introduce la separazione tra autorità e controllo. Infatti dopo un lungo ciclo di crescita gli imprenditori-fondatori si ritirano dal controllo dell’impresa, inoltre le imprese iniziano a venire quotate e le azioni vengono vendute grazie all’intervento delle banche di investimento. Il controllo societario passa quindi nelle mani di manager stipendiati.
Professione manager: corsi di laurea in business administration, grazie alle Business School come Harvard, e anche con riviste specializzate, associazioni e congressi.

Parallelamente si stringono rapporti tra grande impresa e università: le imprese assumono laureati, intervento su curricula, finanziamento e ricerca.
Un fenomeno simile a questo avviene in Germania e Giappone. A differenza di ciò che avviene in Gran Bretagna.

Un punto importante della grande impresa americana è la segmentazione della forza lavoro: gli operai non partecipano all’apprendimento organizzativo.
Questo fenomeno organizza il cosiddetto: “American System of manifactures” che prevede un alta mobilità geografico/occupazionale della forza lavoro specializzata e la necessità degli imprenditori di risparmiare sull’uso del lavoro qualificato.
Attraverso questo metodo le imprese non ricorrono a strumenti di lavoro ad hoc come i turni, le guide, le maschere. Si introducono anche pezzi intercambiabili e da assemblaggio.

Negli anni ’30 la sindacalizzazione della forza lavoro porta a negoziare uno scambio con la direzione di impresa:
• Viene chiesta una sicurezza dell’impiego contro una rinuncia totale al controllo su organizzazione e tecnologia
• Anni 50-60 il compromesso si arricchisce di aumenti salariali
L’esclusione della componente operaia dallo sviluppo e accumulazione dell’apprendimento organizzativo avrà un prezzo infatti negli anni ’70 la produttività e la competitività USA sono inferiori a quelle giapponesi.

Tratto da ECONOMIA DELL'INNOVAZIONE di Mattia Fontana
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