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Sistemi nazionali di innovazione


Friedrich List e il SNI

Economista tedesco (1789-1846), vissuto negli Usa dal 1825, nazione appena uscita dalle guerre di indipendenza. Direttore di una rivista, fu autore dell'opera “Sistema nazionale dell'economia politica” (1841).
Concetto di sistema e nazionale sono 2 elementi di forte connotazione geografica e politica del suo lavoro. Vede lo sviluppo come un processo sistemico, con più attori coinvolti con la stessa finalità. Tenne una posizione critica nei confronti di Adam Smith, la visione “cosmopolitica” prescinde dall'esistenza di Stati e interessi nazionali.
Altra critica ad Adam: concetto di capitale, inteso come capitale fisico accumulato e generatore di reddito, per List è importante il capitale umano, conoscenze e competenze accumulate e che determinano un vantaggio competitivo.
La concezione riduttiva del capitale di una nazione non tiene adeguato conto del patrimonio di conoscenze dei suoi cittadini.

Riprende l'argomento dell'industria nascente di Alexander Hamilton.
Protezionismo: industria nascente (infant industry), List lo sviluppa.
Proteggere l'industria in via di sviluppo finché è in grado di competere con i produttori esteri. Diversamente non riuscirebbe a svilupparsi. In più: politiche per l'acquisizione di competenze tecnologiche, portare la Germania a competere con l'Inghilterra che è la principale nazione industriale al mondo in quel periodo, visione dinamica del vantaggio comparato.

Razzista, favorevole a uno sfruttamento delle colonie, voleva unire la Danimarca. È emigrato a causa di queste sue idee che lo avevano reso impopolare.

Ha chiara cognizione della relazione tra conoscenza scientifica, tecnologia e attività imprenditoriale.
“Non esiste ramo manifatturiero che non abbia relazione con la fisica, la meccanica, la chimica, la matematica, l'arte del disegno, ecc. Non c'è progresso o nuova scoperta o invenzione fatta in queste scienze da cui centinaia di industrie e processi non trarrebbero modifica o miglioramento. Nello Stato manifatturiero, dunque le scienze e le arti devono necessariamente diffondersi”.

Ruolo di primo piano assegnato allo Stato coordinatore delle politiche a favore dell'industrializzazione.


L’Inghilterra a partire dagli anni '70 del XX secolo perde il primato in favore degli USA, in quanto non formava in maniera adeguata il capitale umano.
Gli USA invece in ambito di istruzione erano molto più avanzati, con un mercato interno immenso rispetto a quello inglese. Il mercato diventa capace di esprimere una domanda molto forte (la popolazione aumenta rispetto a quella europea grazie all’afflusso di immigrati europei).
I salari sono più elevati e ciò porta a poter comprare un paniere di beni maggiore.

Gli USA tendono ad avere un buono sviluppo tecnologico in ambito di macchinari, non puntando solo sulla manodopera. Si sviluppa un mercato di massa con un fattore importante che lo caratterizza. In Europa c’era la stratificazione delle classi sociali mentre negli USA no. La crescita della grande impresa nel tardo ‘800, negli USA tendono ad assumere una concentrazione oligopolista, poche imprese che detengono il 70/80% del mercato.

MIT e altre università tendono ad avere un rapporto stretto con il settore industriale e lo sviluppo tecnologico.

Tratto da ECONOMIA DELL'INNOVAZIONE di Mattia Fontana
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