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Come si misurano le economie di scala

1. ANALISI STATISTICA DEI COSTI : consiste nella raccolta sistematica dei costi sulla produzione (attività manifatturiere) e sulle altre caratteristiche degli impianti che hanno a che fare con la dimensione. Dopo di che s i usano tecniche statistiche standard, che correlano costi e volumi, per stimare la relazione costo – dimensione, considerando costanti altre variabili come lo stato delle attrezzature, il grado di utilizzo della capacità produttiva e i livelli salariali. Il vantaggio è che si può disporre di tecniche statistiche consolidate e sofisticate. Il problema è che però occorre avere serie di dati di tipo omogeneo. È chiaro che questo crea delle difficoltà, perché gli impianti sono molto diversi tra loro. Inoltre occorre che esistano rilevazioni molto lunghe per poter avere dei risultati significativi. Probabilmente non sempre esiste un numero di impianti sufficientemente grandi da poter correlare con i costi. Tutti questi vincoli fanno si che questa tecnica, che viene usata e da risultati affidabili, sia confinata in settori con caratteristiche particolari, come il settore della produzione di energia elettrica, perché il prodotto è semplice.
2. METODO DELLA SOPRAVVIVENZA : è stato studiato da Stigler nel 1958. Questo metodo ha il vantaggio di essere molto economico, non è preciso ma da degli ordini di grandezza. Dopo si può usare qualche altro metodo più preciso. Il vantaggio è che è alla portata di chiunque.
3. APPROCCIO INGEGNERISTICO : è usato dalle imprese quando vogliono costruire degli impianti. Gli ingegneri raccolgono dati su strutture di impianto di varia dimensione, cercando di acquisire dati sugli impianti più recenti. Cercano di progettare gli impianti. Implica che ci siano batterie di ingegneri che conoscono i costi di produzione, analizzano le informazioni e progettano gli impianti.
Il primo metodo è precisissimo, mentre il secondo è approssimativissimo. Il terzo metodo è il più costoso.
Nella definizione di economie di scala viene parlato anche di venduto perché i beni non vengono veduti solo vicino allo stabilimento, ma vengono venduti su mercati molto ampi. La scala di un impianto è condizionata dai costi di trasporto. Il fatto che il prodotto debba essere venduta, obbliga l’impresa di tenere conto del fatto che esistono costi di trasporto.
I costi di trasporto aumentano con l’aumentare della produzione, solo se non possono essere trasferiti al consumatore.
Il costo di trasporto aumenta meno che proporzionalmente rispetto alla distanza.
Poi dipende molto dalla distribuzione geografica dei clienti, perché se i clienti sono distribuiti in modo omogeneo, il costo di trasporto cresce in maniera meno che proporzionale rispetto al servizio offerto ai clienti.
C’è un rapporto tra il costo del trasporto e il volume produttivo, per beni voluminosi di basso valore i costi di trasporto crescono abbastanza rapidamente ad aumentare della distanza.
Questo ha avuto degli impatti sulla struttura industriale dei vari paesi. Quando un paese è in difficoltà economica e bisogna fare investimenti pubblici, in genere bisogna investire in edilizia o in infrastrutture. La struttura dei costi di trasporto incide molto sui fenomeni macroeconomici.
Le economie di scala non sono fisse, cambiano moltissimo nel tempo.

Tratto da ECONOMIA INDUSTRIALE di Valentina Minerva
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