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La teoria degli spazi interstiziali: Edith Penrouse

Sono emerse una serie di interpretazioni a riguardo. Daremo una serie di spiegazione parziali, poi c’è una teoria che le ingloba, scritta da Edith Penrouse.
Le motivazioni che erano state date sono:
1. Esistono dei limiti di lettura tecnico-economica che esigono la presenza di imprese di piccole dimensioni. Ad esempio produzioni di meccanica di beni strumentali su piccole serie di produzioni, perché il mercato ne chiede poche. Una produzione di questo genere avviene quando i prodotti sono specifici, che in un’impresa di grandi dimensioni farebbe aumentare i costi.
2. In alcuni casi la domanda, che viene dai consumatori, acquirenti, è talmente variabile che è meglio avere una molteplicità di piccole imprese, piuttosto che avere un’impresa di grandi dimensioni che opera sull’intera gamma. Una piccola impresa può rispondere molto flessibilmente al cambiamento della domanda. Il sistema moda vive su questo.
3. In alcune circostanze sono le stesse grandi imprese a proteggere la sopravvivenza delle piccole imprese in modo da garantire prezzi medi più elevati per tutti i prodotti.
4. L’imprenditore tendenzialmente è una persona ambiziosa che punta a massimizzare. Ci sono certi imprenditori che si accontentano.
5. Se guardiamo un settore industriale lo guardiamo in un momento specifico. Ci sono settori in cui esiste grande facilità di entrata, per cui in situazioni di grande competitività assistiamo sempre a un turn over continuo. Quindi se guardiamo in un dato momento i dati, individuiamo l’impresa appena entrata di piccola entrata che cresce o muore.
Queste sono spiegazioni parziali che catturano un pezzo della verità.
Edith Penrouse individua la Teoria degli spazi interstiziali o teoria dell’economia interstiziale. Lei sostiene che le opportunità di crescita che esistono in un sistema industriale moderno si sviluppano a un tasso superiore e più veloce della capacità di sviluppo della grande impresa e quindi della capacità della grande impresa di cogliere queste opportunità. Le economie interstiziali sono le opportunità do sviluppo che le grandi imprese trascurano non perché siano svantaggiose, ma perché sono per le grandi imprese meno vantaggiose rispetto ad altri. Questa opportunità viene colta da nuove imprese piccole che si inseriscono laddove la grande impresa non è entrata.
Il dinamismo dei sistemi industriali è così forte che neppure 20 grandi imprese associate possono coglierne le opportunità.
In periodi di domanda molto crescente, la grande impresa preferirà impiegare le sue risorse nell’accrescimento dei segmenti di mercato e belle produzioni che ha in corso, piuttosto che investire in nuove produzione, e quindi più a rischio e più numerose (uno non può fare tutto).
La grande imprese è sistematicamente costretta a trascurare la possibilità di nuove attività produttive che comporterebbero un aumento del profitto, ma non del livello desiderato, allora lo trascurano. Ovviamente queste vengono colte da altre piccole imprese. Nel tempo queste attività possono essere poi essere riassorbite dalla grande imprese, quando sono cresciute.
L’assunto che la grande impresa goda di vantaggi competitivi rispetto alla piccola impresa non è messa in crisi dal fatto che in una gamma molto ampia di opportunità di crescita, resta sistematicamente non sfruttata e viene colta da piccole imprese.

Tratto da ECONOMIA INDUSTRIALE di Valentina Minerva
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