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Spiegazione della quantità ottimale di lavoro

Spiegazione della quantità ottimale di lavoro

Si può immaginare che il lavoro sia un’attività che produce più che soddisfazione, insoddisfazione, pena, quindi si determina un’utilità negativa per il soggetto.
Se lavorando si ottiene la disponibilità di una certa merce, allora la pena del lavoratore è compensata dalla soddisfazione di ottenere un bene.
Per capire quale sia la quantità di lavoro ottimale che conviene prestare, vengono messi a confronto la soddisfazione ottenuta dai beni e la pena del lavoro.
La pena del lavoro rappresenta la disutilità del lavoro considerando quantità di lavoro via via crescenti. C’è però una situazione in cui il lavoro raggiunge punto di positività, però il troppo lavoro porta ancora alla situazione negativa.
Il paragone avviene tra due segmenti: se l’utilità marginale è maggiore della disutilità marginale, conviene lavorare, però fino al punto in cui l’utilità marginale è uguale alla disutilità marginale.
Tutti questi problemi fin qui affrontati sono risolti impiegando la tecnica di risoluzione di ricerca del massimo sottoposto a vincolo.
L’evoluzione successiva parte dalla constatazione che non sono avvenuti progressi che permettessero di misurare l’utilità.
Il progresso invece prese una direzione opposta, ovvero cercare di fare a meno dell’ipotesi della misurabilità dell’utilità, perché gli economisti si resero conto che non era necessario, era sufficiente basarsi sull’ipotesi che i consumatori sono in grado di stabilire se una situazione di consumo è preferibile rispetto ad un’altra.
È stata quindi adottata un’impostazione più debole, che permette di non tenere conto di una quantificazione dei livelli di utilità.
POSSIBILITÀ DI CONSUMO IN RELAZIONE ALLA SITUAZIONE NELLA QUALE IL CONUMATORE SI TROVA
Le possibilità di consumo del consumatore sono in relazione a:
- Potere s’acquisto, il reddito
- Prezzi delle merci
LINEA DI BILANCIO
R = y Py + x Px
LEGENDA:
R : reddito
y ; x : quantità consumate delle merci
Py ; Px : prezzi nominali
C’è quindi uguaglianza tra il reddito e l’ammontare complessivo della spesa.
Questa relazione si può anche esprimere:
y = (R / Py) – (Px / Py) x
Questa è l’equazione canonica di una retta. y è la variabile dipendente, x è la variabile indipendente.
LEGENDA:
R/Py : intercetta sull’asse verticale
Px / Py : coefficiente angolare.
Il significato economico delle due intercette è:
R/Py : è il rapporto tra il reddito e il prezzo, indica la quantità massima che il consumatore può acquistare se decide di comprare solo y.
R/Px : quantità massima che il consumatore può acquistare se decide di comprare solo x.
Tra queste due scelte estreme ci sono tutte le scelte intermedie, che si collocano lungo la linea di bilancio, in modo tale da soddisfare comunque il vincolo di bilancio.
Questa linea di bilancio ha un andamento decrescente perché esiste una contrapposizione tra la merce x e la merce y.
Il consumatore può acquistare più di x, ma deve accontentarsi di meno di y.
A : rappresenta una quantità di merce x e y. Se si moltiplicano queste quantità per il prezzo, si capisce che per acquistare A il consumatore avrebbe bisogno di un reddito maggiore. La spesa quindi supera il reddito.
B : la spesa risulta inferiore rispetto al reddito a disposizione del consumatore.
L’inclinazione della linea di bilancio è geometricamente definita dalla tangente dell’angolo a  che corrisponde al rapporto – Px/Py.
Il segno è negativo quando la linea è decrescente.
Il prezzo relativo delle due merci corrisponde all’inclinazione della linea di bilancio.
Questa rappresentazione indica la possibilità di consumazione del soggetto quando sono solo due le alternative che possono essere considerate.

Tratto da ECONOMIA POLITICA I di Valentina Minerva
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